giovedì 20 giugno 2024

La casa della morte

Autore: Robert L. Stine
Pagine: 182
Prezzo: € 6.56
Uscita: 10 maggio 2016
Genere: Horror
Casa Editrice: Mondadori

Recensione: Amanda e Josh sono fratelli, rispettivamente di dodici e undici anni, e si stanno per trasferire nella casa ereditata dopo la morte di un lontano prozio.
Cascata Tenebrosa, paesino dalle tinte tradizionali e stranamente silenzioso, sembra non piacer molto ai due ma l’inaspettata fortuna è troppo allettante per i loro genitori, quindi tocca inscatolare tutto e salutare gli amici di sempre.
Tra i capricci insistenti di Josh, gli strani comportamenti da parte del loro vecchio cane e le “allucinazioni” di Amanda, la permanenza non è facile. Siamo però sicuri che tutte le stranezze, siano solo il frutto della stanchezza e del cambio di routine?
«Una volta abitavo in questa casa…»

Per questa lettura devo obbligatoriamente incolpare Yotobi. Nel luglio 2023 decide di parlare dei primi 62 titoli dei Piccoli Brividi ed io, che da bambina non leggevo una fava ma da adulta sì, ho improvvisamente sentito il bisogno di recuperarli. Tutti.
Questo è il primo titolo.

Trovo che non ci sia poi molto da dire, si tratta di una storia dell’orrore per bambini, che ha uno sviluppo veloce e poche spiegazioni.
Marchio ormai noto della serie.

Amanda e Josh sono nati e cresciuti nella stessa casa, pensare quindi di doversi trasferire lontano dagli amici e da ciò che conoscono bene, è un trauma difficile da gestire. Il cambio dei punti fermi è una grande cosa e ci sta che qualcuno non la prenda benissimo. Vuol dire anche salutare, spesso per sempre, gli amici storici perché poi si è troppo dipendenti dai genitori per riuscire a vederli in tutta tranquillità. Inoltre, il maniero anche se è molto grande, risulta sinistro e freddo… come se dentro ci vivessero dei fantasmi. Ed è proprio uno di loro che Amanda vede, ma che inizialmente scambia per un semplice intruso.
Colta dalla paura, chiama i genitori ma nessuno le crede. Eppure lei è sicura, irremovibile. Daltronde, come si può scambiare un mucchio di lenzuola per una bambina e viceversa? Sembra che invece sia così.
Pare si sbagli anche sui loro nuovi amici, che inizialmente sembravano minacciosi ma che alla fine, risultano esser tutti simpatici. Forse.
Anche il comportamento strano del cane, che improvvisamente sembra molto interessato al cimitero e abbaia a tutti, sembra che sia assolutamente in linea con i grandi cambiamenti avvenuti. Chissà.
I cambiamenti hanno bisogno di tempo per esser assorbiti e superati.
Se però, si accelerano gli avvenimenti?
Tipo il mio odio per Amanda.
Lo so, è una dodicenne e non posso seriamente arrabbiarmi con una ragazzina che si incaponisce su qualcosa, ma le sue lamentele del “eh ma io ho visto qualcuno, DOVETE credermi, so di non essere pazza” quando poi nessun’altro vede le stesse cose, ad un certo punto mi hanno sfinito. E annervato. Non capisce che in quel modo i genitori la ascolteranno sempre meno (e li capisco).

Comunque, quello che succede tra la fuga del cane, il suo ritrovamento e la fine del libro, si svolge ad una velocità quasi mistica e le risposte che otteniamo sono pari a zero. So che non dovrei mettere a confronto questo titolo con altre cose che leggo abitualmente e che il target è ben lontano dal mio ma, seppur a malincuore, devo dire che è stato “difficile” arrivare alla fine.

martedì 18 giugno 2024

The love hypothesis. Il teorema dell’amore

Autore: Ali Hazelwood
Pagine: 326
Prezzo: € 15.90
Uscita: 21 giugno 2022
Genere: Romance
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Dottoranda in Biologia, Olive Smith crede nella scienza, non nell’amore. Non le è mai importato granché di avere una relazione e di sicuro non le importa di Jeremy, un ragazzo con cui è uscita un paio di volte in tutto. Si dà il caso, però, che lui piaccia da morire alla sua amica Anh, ed è proprio per convincere quest’ultima che Jeremy appartiene al passato che Olive una sera bacia il primo ragazzo incontrato in laboratorio, fingendo che sia il suo fidanzato. Costui, però, si rivela essere Adam Carlsen, giovanissimo professore sexy, noto per comportarsi sempre da tiranno con tutti. Per questo Olive rimane a bocca aperta quando lui accetta di reggerle il gioco con l’amica, rivelandosi una persona affascinante e gentile. All’improvviso, un appuntamento finto dopo l’altro, il mondo di Olive viene stravolto, tanto che è costretta a mettere il suo cuore sotto un microscopio e ad analizzare i suoi sentimenti per Adam. Riuscirà a comprendere che il teorema dell’amore non segue alcuna dimostrazione?

Recensione: Olive è una dottoranda in Biologia, intelligente e dal cuore grande. Così grande, che per convincere la sua migliore amica che Jeremy non le interessa più, bacia la prima persona che incontra in corridoio, facendola passare per la sua nuova frequentazione. Peccato però che la vittima sia nientemeno che il bel tenebroso Adam Carlsen, giovane professore odioso.
Eppure, anche se la sua reputazione lo dipinge come un essere senza un briciolo di empatia, una volta capito le motivazioni del disastroso piano di Olive, decide di aiutarla. Anche perché anche lui ha bisogno di una mano e dato che hanno fatto trenta per lei, perché non approfittarne e fare trentuno con lui?
Faranno credere a tutti di essersi fidanzati.
In fondo, non potrà esser poi così difficile fingere per qualche settimana? Condividere un caffè una volta a settimana per tenere in piedi la messa in scena, sorridersi, condividere un po' di spazio personale l’uno con l’altro.
No?

«Perché me lo chiedi?»
«Mi sembra una cosa che dovrei sapere.»
«Perché?»
«Perché se qualcuno cerca di capire se stiamo davvero uscendo insieme, potrebbe essere una delle prime domande che mi rivolge. Tra le prime cinque, di sicuro.»
La studiò per qualche secondo. «Ti sembra uno scenario probabile?»
«Più o meno quanto fingere di uscire con te.»
Adam annuì, come se ammettesse il suo punto di vista. «Okay. Il nero, credo.»
Lei sbuffò. «Figuriamoci.»
«Che cosa c’è di male nel nero?»
«Non è nemmeno un colore. Non è un colore, tecnicamente.»
«Sempre meglio del verde vomito.»
«No.»
«Sì invece.»
«Be’, si adatta alla tua personalità da rampollo delle tenebre.»
«Che cosa vuol dire…»
«Buongiorno.» La barista sorrise allegramente. «Che cosa posso servirvi oggi?»
Olive fece segno a Adam di ordinare per primo.
«Caffè.» Le lanciò un’occhiata prima di aggiungere timidamente: «Nero».
Olive dovette chinare la testa per nascondere un sorriso ma, quando lo guardò di nuovo, vide che aveva curvato l’angolo della bocca.

Non sono una grande appassionata di commedie romantiche ma quando c’è il cambio di stagione o quando sono particolarmente stressata, trovo siano perfette.

Olive è il classico esempio di come sia sottile la linea tra l’amore verso i propri amici e le pessime scelte. Far finta di uscire con qualcuno per convincere la tua amica nell’uscire con una tua ex frequentazione di cui non ti importa veramente più nulla, credo sia una cosa super carina ma andare alla cieca, denota uno scarso amore per sè stessi.

A parte tutto, strano ma vero, trovo Ol un personaggio privo di difetti e anzi, mi ci sono immedesimata molto, soprattutto la questione spinosa che viene fuori con Tom (un ricercatore e amico di Adam). Mi è piaciuto di come pian piano, cerchi di trovare un punto di incontro con Adam e di come tra i due nasca effettivamente un’amicizia. Mi hanno fatto molto ridere le situazioni imbarazzanti (come la crema solare) e i loro (finti) battibecchi sui gusti l’uno dell’altro.

«Non sopporto il cioccolato.»
Olive lo fissò e scosse la testa incredula. «Dici sul serio? Odi tutto ciò che è delizioso, adorabile e confortante?»
«Il cioccolato è disgustoso.»
«Tu vuoi unicamente vivere nel tuo mondo buio e amaro, composto di caffè nero e bagel insulsi con insulsa crema di formaggio. E, ogni tanto, patatine con sale e aceto.»
«Sono chiaramente le tue preferite…»
«Non è questo il punto.»
«E sono lusingato che tu abbia memorizzato le mie ordinazioni.»
«Aiuta il fatto che siano sempre uguali.»
«Almeno io non ho mai ordinato un Unicorn Frappuccino.»
«Era squisito. Aveva il sapore dell’arcobaleno.»
«Cioè dello zucchero e del colorante alimentare?»
«Le mie due cose preferite nell’universo.»

Ma poi

Domenica il cellulare le squillò mentre correva sul tapis roulant della palestra. Quando il nome di Adam comparve in cima allo schermo, si affrettò a leggere. Soltanto che non c’era molto da leggere: era l’immagine di un’enorme bevanda in un bicchiere di plastica, sormontata da quello che sembrava un muffin. La didascalia recitava orgogliosamente FRAPPUCCINO ALLE SPEZIE e, sotto, un messaggio.
ADAM: Credi che riuscirò a portarlo di nascosto sull’aereo?
Lei sorrise come un’ebete.
OLIVE: La Transport Security Administration è nota per l’incompetenza.
OLIVE: Anche se forse non fino a questo punto?
ADAM: Peccato.
ADAM: Vorrei che tu fossi qui, allora.
Olive continuò a sorridere per molto tempo. Poi, quando si ricordò del casino in cui si era messa, tornò seria e sospirò.

Sono un tripudio di cuorici ed unicorni.
Frecciatine, sorrisi e tanta tolleranza verso qualcosa di diverso. Anche molto sostegno, ma non di quello dove “andrà tutto bene”. E’ l’esserci concretamente, senza indorare la pillola ma comunque cercando di comprendere ed essere di sostegno.

La cupezza di Adam a parere mio è un tema molto interessante.
Per tutto il campus è temuto dai sottoposti e osannato dai professori perché è bravo e metodico. Lui è l’unico a far piangere i dottorandi alla velocità della luce, pretende la perfezione e non gli importa se non lo sopportano (nemmeno se ne accorge). Per lui la scienza deve esser fatta in modo rigoroso e basata sui fatti.
Faccio il mio lavoro. Che non è dare riscontri piacevoli o alimentare l’autostima degli specializzandi del dipartimento. Il mio compito è formare ricercatori rigorosi che non pubblichino porcherie inutili o dannose, capaci di ostacolare il nostro settore. Il mondo accademico è pieno di pessima scienza e di scienziati mediocri. Non me ne frega niente di come mi vedono i tuoi amici, purché il loro lavoro sia all’altezza delle aspettative. Se vogliono arrendersi quando qualcuno dice loro che non lo è, allora facciano pure. Non tutti hanno ciò che serve per essere scienziati, e quelli che non ce l’hanno vanno eliminati.
Un pò duro, non lo nego, però è difficile non appoggiare queste parole. Se penso a cosa c’è nel mondo accademico quasi quasi mi viene da dire “più Adam per tutti”.
Perché il suo modo di fare denota comunque una grande passione in quello che fa, lui si dedica anima e corpo in questo ed in cambio pretende lo stesso dagli altri.

Menzione speciale anche a Malcom e Anh, che sono i migliori amici di Ol e che sono anche la sua famiglia.
L’unico difetto che ho trovato, secondo me è l’epilogo. Un pò meh rispetto al resto.

venerdì 14 giugno 2024

Cronache delle terre mutate

Autore: Martina Monti
Pagine: 528
Prezzo: € 19.90
Uscita: 10 marzo 2023
Genere: Fantascienza; Distopico
Casa Editrice: Delrai Edizioni
In un futuro lontano, una guerra nucleare ha spazzato via l’antica civiltà. Il mondo, però, si è presto adattato alla nuova Età, cambiando la sua morfologia e trasformando gli esseri viventi. Bombe e potenti armi, andate già perdute, hanno formato crateri, innalzato la terra in montagne, desertificato zone e prosciugato laghi, deviato fiumi e creato boschi a discapito delle zone urbane, ormai abbandonate. A seguito di quegli eventi, hanno iniziato a nascere bambini sempre più malformati, mutati, fino a quando queste alterazioni si sono stabilizzate in tratti tipici, definendo una nuova razza: gli Abarimoni. Diversi dagli Umanidi, discendenti diretti degli uomini, combattono questi ultimi e li schiavizzano, convinti della loro inferiorità nel nome di Salmace, un dio-dea che ha esaltato il nuovo gene come marchio dei prescelti. Ma i tempi cambiano e una minaccia sconosciuta incombe sulle rovine di un’era che vede il suo tramonto; Umanidi e Abarimoni dovranno ben presto fare i conti con la dura realtà che vede entrambe le loro razze in pericolo. Non si è mai al sicuro quando si lotta per la sopravvivenza e la vita umana inizia finalmente ad avere tutt’altro valore.


Recensione: Con i lettori che conosco, sono solita parlare dei libri che qualche volta abbandono ma, raramente li porto su questi schermi.
Parlare di un libro che non ho finito fa sì parte dell’esperienza di lettura, ma è anche vero che per dare una motivazione sensata dovrei spoilerare più o meno tutto. La cosa a me non crea problemi però posso capire che non a tutti piaccia. Quindi evito, dove posso.
Ecco, oggi non posso.

Qualche tempo fa mi è stato proposto di leggere “Cronache delle terre mutate” e dato che le vibes sembravano allettanti, ho accettato.
Certo, stavo entrando in un bel blocco di lettura ma ho voluto crederci.
Faccio una piccola e doverosa premessa, non ho nulla contro Martina Monti, questo è il primo libro che leggo ma sarà probabilmente anche l’ultimo.

Ci troviamo in un mondo post apocalittico, dove la terra che noi conosciamo ha cambiato totalmente veste.
Come in ogni guerra nucleare che si rispetti, dopo aver devastato ogni cosa, costringe i pochi sopravvissuti a doversi rimboccare le maniche senza però aver veramente tempo per piangere chi non c’è più. Le radiazioni hanno cambiato per sempre ogni essere vivente e alcuni bambini nati dopo quel fatto, presentano malformazioni. Qualcuno muore, qualcuno muta fino ad arrivare a creare una nuova variante.
Ora esistono due razze: Umanidi e Abarimoni.
Gli Abarimoni, sentendosi superiori rispetto agli Umanidi, schiavizzano e sterilizzano questi ultimi. I pochi che riescono a fuggire da questo maltrattamento, spesso vengono inseguiti e catturati dai Cacciatori.
Isaac, Cacciatore con una morale, viene ingaggiato dai seguaci di Salmace per trovare un’Umanide che pare uccida gente innocente.
Peccato non sia la verità.
Il vero nemico non è la giovane umana ma la natura stessa degli Abarimonti, solo che non lo sa ancora nessuno.

Percepivo delle vibes di Hunger Games, Divergent e molti altri distopici che ho letto/visto passare negli anni.
Peccato che dopo le iniziali premesse, ci sia un susseguirsi di comportamenti così infantili che avrei voluto lanciare il libro.

Isaac, dopo aver scoperto che la ragazza catturata non è un’assassina, si offre di aiutare i suoi amici a liberarla. Fin qui, tutto bene, nelle sue poche regole c’è il non catturare mai persone che fanno ciò che fanno per disperata necessità ma, la guerriera del gruppo uccide un seguace di Salmace facendo di testa sua. Perché non si sa controllare. Questo è stato il primo campanello.
Una volta tornati tutti al sicuro, la comunità Umanide capisce di doversi mettere in viaggio perché il loro nascondiglio non è più sicuro. Dopo una serie di peripezie e incontri non propriamente positivi, si notano i primi comportamenti infantili.
La compagna della ragazza salvata si lamenta del fatto che lei non riesca a superare il suo trauma, che si deve spicciare perché è stanca. Fatemi capire, questa viene rapita, torturata, pensa di morire o comunque di non rivedere mai più i suoi amici ma si deve far passare tutto dopo tre giorni. Con uno schiocco di dita, sparito tutto, come se non fosse successo nulla. Lo so, non tutti reagiamo allo stesso modo, però, santo cielo!
C’è anche l’uso di certe parole verso i propri compagni di comunità. La guerriera? Lei è all’improvviso diventata una psicopatica. Va bene che non si controlla ma fino a due giorni prima era parte del gruppo e utile per salvare la vita a tutti. Il ragazzo salvato dalle celle che aiutava il medico, anche se non aveva più un braccio e un’occhio? All’improvviso è uno storpio o un bastardo perché ha deciso di farsi impiantare un nuovo arto. L’amico della guerriera che ha sempre avuto una cotta per lei ma che non ha mai avuto il coraggio di esternare? Sottilmente le dà della sgualdrina perché preferisce Isaac e non lui.
All’improvviso, vengono a galla tutta una serie di comportamenti che non hanno molto senso. Posso capire chi si arrabbia per la perdita di una persona cara, il dolore è una brutta bestia ma il resto, no.
Tra l’altro, sembra che abbiano una calamita per i disastri perché da quando si mettono in viaggio, non c’è mai pace. Di per sé non sarebbe un punto negativo, perché il bello di queste storie è anche quello di esasperare alcune situazioni ma ehi, l’attacco dei nuovi Mutanti è veramente troppo. C’è della cattiveria gratuita.
Postilla per i nuovi Mutanti.
Gli Abarimonti, mannaggia a loro, ad un certo punto sviluppano una mutazione che se attiva li porta a diventare delle bestie assetate di morte e impossibili da abbattere. Basta lo scambio di un qualsiasi fluido per essere infettati. Gli Umanidi ne sono immuni ma i meticci? Nel punto dove sono arrivata io, il proprietario della villa che accoglie la comunità in viaggio si premura soltanto di sapere se ci sono degli Abarimonti con loro. Ovviamente proseguendo nella lettura troveremo risposte a questa domanda ma nessuno si pone prima questo quesito? Devo per forza urlare? Cosa siamo, in una versione distopica del Trono di spade?!

Mi dispiace anche un po’ non arrivare alla fine, perché da un certo punto di vista la storia è fatta bene, ha del bel potenziale ma su di me, ha lo stesso effetto di una passeggiata tra le ortiche.

martedì 11 giugno 2024

La stanza dei serpenti

Autore: Alberto Verzè
Pagine: 238
Prezzo: € 16
Uscita: 21/09/2021
Genere: Thriller
Casa Editrice: Viola Editrice
A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Alan Pyrst è stato segnato da un evento indelebile: anche sua sorella Nathalie è sparita nell’anno 2000. Quindici anni dopo, Alan e i suoi amici si ritrovano coinvolti direttamente in questo enigma in seguito alla scoperta fortuita di un cadavere ignoto lungo il sentiero per la “Secret Beach”, la spiaggetta in cui il gruppo è solito incontrarsi. La terrificante vicenda li spinge a cercare di ottenere maggiori informazioni, scavando nel passato e nel presente della cittadina adagiata sulle rive del lago. Tuttavia, gli indizi raccolti sembrano condurli a uno strano simbolo. Un simbolo plasmato dalla morte stessa… ma il peggio dovrà ancora arrivare…


Recensione: A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Lo sa bene Alan Pyrst, perché è così che ha perso sua sorella maggiore Nathalie, nel lontano 2000.
Ora, quindici anni dopo quel terribile fatto, Alan ed i suoi amici si ritrovano a dover fare i conti con questo insolito mistero. Chi si nasconde dietro queste sparizioni e perché la polizia non riesce a trovare il colpevole? Gli incubi di Alan sono per caso collegati a tutto quello che sta succedendo?
Loro malgrado, dopo aver trovato un cadavere, si trovano invischiati in questo turbinio di segreti.
Saranno pronti a sacrificare ogni loro certezza?

Trovo che la copertina di questo libro sia ammaliante.
Non è spettacolare e nemmeno priva di difetti ma comunque fa il suo sporco lavoro. Il rosso affascina e quella barca, che sembra essere sorretta da un groviglio di serpenti, suscita curiosità. Come dite? Perché sto partendo da quello e non direttamente dalla storia? Beh, fatevi due domande.

Spesso mi sento una tragica rompina o comunque un’eterna insoddisfatta. Trovo sempre dei lati negativi nelle storie che leggo ma vi giuro che non lo faccio intenzionalmente. Non mi diverto nel parlare male del lavoro degli altri, so bene quanto impegno ci vuole per scrivere un libro e conosco la sofferenza dell’editing ma per l’amor del cielo, non posso chiudere sempre gli occhi.
In questo caso specifico, devo dire che mi sono cadute le braccia per due semplicissimi motivi. Punto primo, l’inutilità di certe scene che non servono alla storia (giusto per fare un piccolo esempio, a nessuno interessa sapere che Alan, dopo essersi fatto la doccia, usa energicamente un asciugamano sui capelli e che per farsi bello per la sua bella, decida di usare un profumo. Sono piccoli dettagli che dovrebbero creare atmosfera ma che in questo specifico caso, dopo righe e righe di scene del genere e quasi nulla sul fronte mistero, facciamo che anche no?) e punto secondo, la troppa velocità nel descrivere la parte finale che si svolge nel giro di “due pagine”. La suddivisione delle cose, a mio avviso, non è stata fatta in modo bilanciato.

C’è poi una scena che proprio mi fa uscire di testa per la “stupidità”.
(ATTENZIONE, POSSIBILE SPOILER)
Ad un certo punto della storia, Alan ed il suo gruppo di amici decidono di andare alla “Secret Beach” con tre ragazze. Insieme a loro, solo per quella volta, uno dei ragazzi porta con se un cane da caccia e pare che sia il migliore (ed il più coccolone) della muta.
Mentre stanno seguendo il sentiero, l’animale sembra dare di matto ma in qualche modo riescono a tenerlo vicino a loro. La stessa cosa si ripete quando tornano verso le macchine ma con un esito differente. Alan e due degli amici inseguono il cane nei rovi e appena lo trovano, notano che sta scavando il terreno in modo forsennato.
Chissà come mai, eh?
ORA, io dico. Da non molto tempo è scomparsa una ragazza e con voi c’è un eccellente cane da caccia. Siete in un posto praticamente introvabile perché il sentiero è nascosto quindi nessuno ci passa. Posso capire che il ritrovamento di un cadavere non sia il primo pensiero ma insomma, cadere dal pero in quel modo è fin troppo ridicolo.

Ovviamente questa scena non rende il libro brutto, fa solo cadere l’anima. A rendere però la lettura negativa è l’insieme di vari dettagli che, come dicevo sopra, non sono stati mescolati bene.
Tra l’altro, la scena madre che dovrebbe farci sgranare gli occhi per la sorpresa, dura solo un battito di ciglia e in conclusione, rimani con in mano un pugno di mosche. Cosa ha spinto i colpevoli a fare quello che hanno fatto e come sono riusciti a trovare i loro adepti? Perchè Nathalie ha buttato tutto al vento? C’è o non c’è un collegamento soprannaturale tra i due fratelli? Perché Alan alla fine ha buttato tutto al vento, al posto di reagire?
Insomma, dopo duecento e passa pagine, mi trovo con più domande di prima e le risposte le devo cercare nella mia fantasia perché anche ripensando alla lettura appena finita, non trovo molto materiale che possa aiutarmi. Questa cosa mi rende molto triste perché l’idea di fondo era interessante e poteva venir fuori un qualcosa di molto ansiogena, vista la famosissima stanza dei serpenti. Anche la storia di Nathalie sarebbe stata molto utile per fare atmosfera ma la vediamo passare come una meteora… L’unico vero punto a favore di tutto questo è la fluidità con cui si fa leggere.
Invocazioni a parte.

venerdì 7 giugno 2024

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

Autore: Alessandra Selmi
Pagine: 125
Prezzo: € 9.40
Uscita: 17/04/2014
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Editrice Bibliografica
Il tuo veterinario ha scritto un libro. Anche la moglie del tuo panettiere ha scritto un libro. E ieri sera il benzinaio ti ha guardato strano, quando gli hai detto che lavori in editoria. Stamattina hai scoperto che pure il tuo amministratore di condominio ha scritto un libro; anzi lui ha già pubblicato un libro, ma naturalmente, dopo il plauso di amici e parenti, ora ha deciso di volerlo “migliorare un po’”, prima di sottoporlo ai Grandi Gruppi Editoriali, o di candidarsi alla seconda edizione di Masterpiece. In cima a questa scala sociale ci sei tu, che hai scelto di lavorare in editoria, di sacrificare i tuoi anni migliori al culto delle virgole altrui, al fascino dei riscontri, all’altare della “passione per la lettura”. Una fregatura? Uno slalom tra precariato e incubi a base di refusi e strafalcioni d’autore? In un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono, Alessandra Selmi ci accompagna in casa editrice, ci racconta con humour come i libri si fanno (e spesso si disfano, per renderli migliori) e come sopravvivere alla fatidica frase “Che bel lavoro che fai! Quanto ti invidio!”.


Recensione: Dodici anni fa, quando ho aperto il blog, non conoscevo davvero quel mondo.
Certo, su Facebook ero “amica” di qualche blogger ma con nessuno di loro ero abbastanza in intimità. Non potevo permettermi di affrontare certi discorsi e non me la sentivo nemmeno, perché nel bene e nel male è sempre difficile raccontare oggettivamente come stanno le cose e perché solitamente la domanda è più incentrata sul lato tossico della categoria. In pratica, quello che tutti vorrebbero sapere è se ci sono elementi e/o situazioni da cui star lontani.
Quindi, come tutte le persone che iniziano un nuovo percorso, sono andata un po’ a tentoni scoprendo nel tempo più o meno ogni cosa. Ovviamente sarebbe stato più facile se avessi avuto un manuale dove rifugiarmi, avrei evitato certi errori e/o figuracce ma “ai miei tempi”, potevo solo sognare.

Quando qualche mese fa ho visto questo libro, ne sono rimasta un po’ affascinata. Prometteva di essere una lettura divertente su una sfera lavorativa a me sconosciuta. Certo, 125 pagine non sono molte ma non si professava un manuale e per farsi due risate con le sfighe degli altri, parevano abbastanza.
Ecco, parevano.

Lo so, qualcuno potrebbe pensare “Se pensi di essere così brava o così superiore, perché non scrivi tu un libro, al posto di star qui a sputar sentenze?” e potrei anche darvi ragione ma non lo farò.

Alessandra Selmi racconta di come ha deciso di intraprendere il lavoro dell’editor e alcune delle sue esperienze.
Non metto in dubbio la loro autenticità, so bene quanto possano essere bizzarre ed egocentriche le persone ma in questa raccolta ne parla in modo superficiale e a tratti ripetitivo.
Un pò come per una raccolta di barzellette anni ‘90, le stranezze vengono riportate in modo molto veloce e con ancora di più solo le spiegazioni sull’impatto che possono avere su una persona che fa quel mestiere.
Ripeto, non vuole essere un manuale e quindi capisco la non presenza di pagine e pagine di descrizione ma sono quasi più freddure e sinceramente, se l’avessi capito prima, non l’avrei preso.
In tutta onestà, devo dire che sono dispiaciuta per questa occasione mancata. Non posso dire di non aver riso e non dirò nemmeno che ci ho messo più tempo del necessario per leggerlo ma ad ogni fine capitolo, qualcosa mancava sempre.

martedì 4 giugno 2024

L’ultimo spettacolo

Autore: Fabio Boaro
Pagine: 236
Prezzo: € 9.99
Uscita: 29/09/2022
Genere: Giallo; Thriller
Casa Editrice: Self
David Leroil ha sempre odiato i reality show e la TV spazzatura, ma adesso, superati i trent’anni, molte delle sue certezze sono venute meno.
Ha alle spalle un brutto divorzio, è intrappolato in un lavoro che non lo gratifica e passa quasi tutto il suo tempo da solo.
Perché quindi non tentare qualcosa di nuovo?
Un nuovo reality show, un evento mai visto prima.
La premessa è semplice: sette persone chiuse in una grande casa, che dovranno trascorrere una settimana sotto i riflettori, partecipando a un gioco di ruolo. “Vittime” che dovranno sfuggire a un “killer”, per non essere eliminate dalla competizione.
Il premio? Cinque milioni di dollari e la popolarità a livello globale.
E’ tutta una finzione, non c’è alcun rischio…
Una volta all’interno del programma, però, le cose prendono una piega sinistra.
I contatti con l’esterno sono interrotti, e David, insieme agli altri concorrenti, inizia a vivere un incubo a occhi aperti.
Chi sarà il Last Man Standing?


Recensione: L’ultimo spettacolo racconta la storia di un Reality che, come tema, ha il gioco di ruolo.
Sette concorrenti isolati in una casa, una settimana a disposizione per vincere il programma e una considerevole somma in denaro.
Le regole sono poche e semplici.
Sei vittime ed un killer.
Non avranno contatti con il mondo esterno per tutta la durata del programma, le telecamere riprendono tutto il tempo, possono fare quello che vogliono ma ad un certo punto della sera saranno obbligatoriamente confinati nelle loro stanze e non potranno uscire fino alle sette del mattino.
Avranno 168 ore di tempo per scoprire chi di loro è il killer mentre lui avrà il compito di ucciderli, uno al giorno.
Ovviamente saranno uccisioni simboliche ma cosa succede quando questa convinzione si scontra con un fiume di sangue?

Posso dirlo? “PER ME E’ NO.
L’idea di base era potenzialmente spettacolare. Richiudere sette persone totalmente differenti in una casa e vedere fin dove sarebbero stati disposti a spingersi per un mucchio di soldi… Una meravigliosa critica al mondo dei Reality e all’umano stesso, gestita però in malo modo e con un’italiano decisamente discutibile.
Questo genere di lettura è tra le mie preferite, non tanto per la questione morale (che comunque ha il suo fascino) quanto per la tensione che si dovrebbe creare. Certo, non avendo io una grande opinione della maggior parte della gente, capire chi sia la “mela marcia” del gruppo è un compito semplice ma, per come sono stati caratterizzati i vari personaggi, anche un neofita non avrebbe avuto problemi.
Non posso fornire una descrizione dettagliata sui sette concorrenti, magari volete leggerlo anche voi, però posso assicurarvi che è facile.
Oltre a questo, per più della metà del libro la passiamo a conoscere il protagonista numero uno, colui che i Reality li odia ma che ci finisce dentro. Un po’ per caso e un pò per scelta, sarà lui la voce narrante e lo farà in un modo così patetico che ad un certo punto quasi capisco le parole del killer e la sua voglia di giocarci un po’.
Empatizzare con gli altri è impossibile, non ne abbiamo il tempo e sinceramente, Fabio Boaro sembra non averci messo nemmeno lui una gran voglia. La tensione non l’ho vista nemmeno con il binocolo, lo spiegone finale mi ha fatto urlare “VA CHE LO SAPEVAMO GIà TUTTI, SEI L’UNICO CON LE FETTE DI SALAME SUGLI OCCHI” e il finale lo trovo inspiegabile. Nel senso, sapevo già come avrebbe reagito il vincitore perché a quel punto il tripudio di banalità non poteva fermarsi ma il ritorno di un certo personaggio, mi ha lasciato un gigantesco punto di domanda. Sarà stato l’ennesimo insegnamento che i soldi possono sanare qualsiasi cosa? Chissà.
Quello che è certo, è che mai più un self (di Fabio ho anche “Ritorno a casa”, seguito penso non obbligatorio di questo libro ma per come stanno le cose, mi sa che non lo leggerò mai, anche se sono meno di cento pagine).

venerdì 31 maggio 2024

Bianca. Little lost lamb

Autore: Paolo Margiotta
Pagine: 112
Prezzo: € 18
Uscita: 27/06/2019
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Shockdom
Il forte sopravvive, il debole muore. È l’unica legge della Natura: ora che gli umani non ci sono più e la Terra è andata avanti senza di loro, tutto ciò che resta è questo. Se sei una preda, i cacciatori ti uccideranno. È inevitabile. Non per Bianca. Bianca ha deciso di ribellarsi, e combattere. E cerca vendetta.


Recensione: La gerarchia della natura impone che ci sia sempre un predatore ed una preda.

Tutti noi abbiamo sopra la nostra testa un qualcosa che può ucciderci, non importa che sia grande e con gli artigli o quasi invisibile al nostro occhio, il fatto è che siamo sempre la preda di qualcun’altro.

Bianca è una pecorella e scopre questo ciclo nel peggiore dei modi; vede morire sua madre, sbranata mentre è ancora viva dai carnivori. Per qualche strano motivo, il capo del clan la “risparmia” con la promessa di mangiarla in futuro, quando sarà diventata più grande. Aveva senso? No, e lo scopriranno tutti a loro spese.

Il tempo scorre e lei passa da preda a cacciatore, perché l’unica ragione di vita che le è rimasta, è quella di sterminarli tutti. Bianca è mossa da una cieca vendetta, nulla la può fermare, anche se questo la porterà ad una morte certa.

Ad un passo dal compimento del suo destino, trova e salva una giovane cerbiatta. Le due viaggeranno insieme per un pò, fino a che non troveranno un nuovo branco per la piccola. Ed effettivamente lo trovano, tra le rovine di una vecchia città umana, da cui i carnivori stanno alla larga. Sembra un posto perfetto, e forse anche Bianca può finalmente fermarsi e abbandonare la vendetta che le distrugge il cuore ma il destino ormai è scritto.

Una mattanza per lavare il vuoto lasciato da un’altra mattanza, è forse una cura abbastanza potente per stare meglio, anche se estrema?

No.

Il viaggio di Bianca non finisce lì, tra il sangue ed i corpi di chi l’ha fatta star male, prosegue verso una risposta ed una pace che ha capito di poter trovare da qualche parte, nascosta nel mondo.

Penso ci siano tante cose sbagliate in questa storia, anche se comprendo perfettamente il messaggio di speranza che volevano far passare.

Bianca è l’esempio di come una categoria comunemente passata come “indifesa”, possa in realtà essere estremamente forte. Come dice lei, compensa la mancanza di muscoli ed artigli, con agilità ed intelligenza, diventando quindi un avversaria estremamente valorosa. Però è anche l’esempio di come un forte dolore, possa cambiare qualcuno nel profondo, portandole ad essere quasi più cattive dei loro stessi aguzzini.

Il punto però, secondo il ragionamento di Bianca e di molti altri come lei, seppur non espresso apertamente, è che i carnivori non dovrebbero più esistere.

Trovo questa lettura molto simile ad un documentario.

Quando ne vediamo uno dedicato ad un cerbiatto, ed incappiamo in un momento in cui sono osservati da un branco di lupi, siamo tristi se vediamo morire un cucciolo (ma anche un adulto). Viceversa, se il documentario è dedicato ai lupi e vediamo che perdono una preda, finendo così per non riuscire a mangiare, siamo tristi per loro e per i cuccioli.

Stessa cosa qui.

Bianca ha ragione nel voler una vita migliore e priva di dolore, ma è anche vero che anche i carnivori in qualche modo devono sopravvivere. Il suo distruggere tutto, facendo saltare anche la nursery piena, non solo la porta allo stesso livello delle “persone” che odia ma la mette nella posizione di non poter creare un mondo più equilibrato per tutti.

Lo so, la vendetta rende ciechi, però nessuno prova a fare questo tipo di ragionamento ed è un peccato, perché il fondo di egoismo li rende più “umani” di quello che sarebbero in realtà.

martedì 28 maggio 2024

La tana. Tratto da un racconto di Franz Kafka

Autore: Pietro Elisei
Pagine: 64
Prezzo: € 11
Uscita: 22/11/2018
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Edizioni NPE
«La tana» è uno degli ultimi racconti di Franz Kafka, scritto nel periodo berlinese e pubblicato postumo dall’amico Max Brod, si colloca tra le opere più complesse dell’autore boemo. Incompiuto e narrato in prima persona, racconta dell’ossessione del protagonista di costruirsi un rifugio perfetto nel quale godere di una sicurezza assoluta, un covo inespugnabile che lo protegga dai suoi nemici. Nemici che altro non sono che perseveranti paure degli altri e di se stesso, sepolte da mille ipotesi, angosce e tormenti senza fine.


Recensione: Io e Franz Kafka non abbiamo mai avuto un gran rapporto.

Per la precisione, non ho un gran rapporto con tutti i vecchi scrittori, posso “salvarne” due o tre ma solo perché ho apprezzato un’opera o poco di più. Il problema sono io, loro si meritano lettori più intelligenti di me.

Ho voluto comunque leggere questo volume perché mi incuriosiva l’idea di raccontare una storia complessa, attraverso le immagini. Tutti sappiamo che sono un mezzo potente e considerato il tema, mi aspettavo qualcosa di strabiliante.

Fin dalle prime pagine, l’angoscia regna sovrana.

In tratto usato rispecchia i sentimenti del protagonista; aggressivo verso un qualcosa che fa paura e cupo, come la sua mente.

Impossibile quindi non capire il tenore della storia, ma è difficile invece capire tutto il resto.

Per chiarirmi un po’ le idee, sono dovuta andare su Wikipedia e leggere la loro trama, che riporta praticamente la spiegazione semplificata. Tra le due, c’è una sola differenza che per me, fa la differenza.

Del protagonista non sappiamo quasi nulla ed è così anche nel racconto originale. Non è quindi un’omissione, semplicemente a Kafka non sembrava necessario farci sapere come il personaggio sia finito lì, se la sua costante paura sia una cosa ereditata da qualcuno, se è nata per via di un trauma o se semplicemente, ci sia da sempre. Fatto sta che questo architetto/topo, non si sa bene in quale luogo del mondo, per tenere a bada la sua ossessione trasforma il suo fortino in un elaborato labirinto. Più aggiunge cunicoli per depistare un possibile invasore e più sente il rischio avanzare, fino al giorno in cui percepisce un sibilo provenire da qualche parte oltre i muri.

Dopo una prima reazione incontrollata di caccia al pericolo, dove spacca a picconate i muri, sembra accettare il suo destino da preda. Ma lo è mai stato?

Come dicevo, c’è un dettaglio che in questo volume mi ha lasciato un punto di domanda.

Tra le pagine, sembrava ci fossero altri personaggi con lui e considerando il delirio che sta vivendo, non riuscivo a capire se fossero solo proiezioni di se stesso o delle sue fantasie, oppure la famiglia. Dato che non conosciamo il passato dell’uomo, poteva tranquillamente essere la storia di una generazione che vive così, al riparo da qualsiasi cosa, anche perché se l’architetto è veramente architetto, in qualche modo dovrà pur aver studiato.

Per qualcuno sarà un dettaglio di poco conto, alla fine il concetto che doveva passare era l’angoscia che aleggiava ovunque, eppure per me è una cosa fondamentale. Con chi ho a che fare? Perché questa persona è così sola? Ha imparato a vivere così? Non che questo mi permetta di capirlo, almeno non del tutto, però mi mette nella posizione di non pensare “ecco l’ennesimo matto scappato dal manicomio”. Magari poteva esser vero, ma se non lo fosse stato?

sabato 25 maggio 2024

Porpora. La Confraternita del Pugnale Nero #3

Autore: J.R. Ward
Pagine: 377
Prezzo: € 11
Uscita: 12/11/2014
Genere: Dark Fantasy
Casa Editrice: BUR
Bella appartiene alla glymera, l’aristocrazia dei vampiri. È stata catturata dai nemici mortali della sua razza, i lesser: rinchiusa in un centro di tortura, rischia di impazzire e di morire, ma la Confraternita del pugnale nero riesce a liberarla appena in tempo. A guidare la spedizione dei vampiri guerrieri è Zsadist, che ha il volto e il cuore segnato da spaventose cicatrici, e crede di non avere posto per i sentimenti. Invece, davanti alla sofferenza e all’inspiegabile amore di Bella, Zsadist scopre una tenerezza che non sapeva di poter provare. Ma sarà Bella a capire che, per squarciare la corazza che avvolge il cuore del feroce guerriero, è necessario portare alla luce il terribile passato che l’ha segnato per sempre, ed esorcizzarlo. Per affrontare, uniti, i pericoli che li minacciano.


Recensione: Tra tutti i fratelli di sangue che compongono la Confraternita del Pugnale Nero, Zsadist è il più difficile da prevedere e gestire.

Ossuto e dall’animo nero, Z è colui che nessuno vorrebbe trovarsi davanti ne di giorno e nemmeno di notte. Spesso, non lo vorrebbero nemmeno i suoi compagni.

Poco paziente e menefreghista, l’unico suo modo per non perdere la testa nel turbine del dolore è l’eterna privazione che lui stesso si infligge.

Autoproclamatosi bestia e confermato da tutti, nessuno riesce a capire come sia potuta nascere l’ossessione per la vampira Bella, scomparsa da non molto per mano dei lesser, loro nemici giurati. Lui, che prova ribrezzo per le donne e che le tocca solo per nutrirsi se proprio non riesce più a reggersi in piedi, non riesce a darsi pace. Più violento e ancora meno paziente, cercherà in ogni modo di trovarla, sperando sia ancora viva.

Con un passato devastante, non è l’essere più adatto per rivestire i panni del Salvatore ma a Bella non importa, lei è certa che solo lui potrà trovarla ed è quello che desidera.

Fa un pò strano scrivere un primo pensiero, partendo dal terzo volume della saga.

Per quanto ogni storia sia dedicata ad un membro della Confraternita, o quasi, devo dire subito che non si possono leggere random perché, in un modo o nell’altro, ci potrebbero essere spoiler o riferimenti a cose passate che porterebbero ad una comprensione parziale della storia.

Non sto facendo un buon lavoro, me ne rendo conto.

Però.

Cercando di dire abbastanza, senza fare riferimento a ciò che è successo prima, Zsadist è quel tipo di personaggio che visto solo come figura di contorno, ti suscita solo una gran voglia di legnarlo molto molto forte.

Scontroso e perennemente di cattivo umore, lui è l’anima sadica di chiunque. Verrebbe quasi da chiedersi se non sia un cattivo sotto mentite spoglie ma no, Zsadist è solo il frutto di anni di violenze fisiche e mentali.

Rapito in tenera età direttamente dalla casa di famiglia, viene venduto come schiavo ad una famiglia facoltosa e raggiunta l’età giusta, appena dopo la trasformazione in vampiro, viene nuovamente rapito e fatto prigioniero dalla stessa donna per cui lavorava perché lo pretende come suo giocattolino sessuale.

Violentato fisicamente da lei e dagli energumeni che la seguono, violentato verbalmente per il suo completo distacco sessuale, violentato psicologicamente per aver avuto pietà per una povera sguattera, picchiato e affamato, ciò che ne rimane è un guscio colmo solo di rabbia. Preso e abusato nel momento più delicato della sua vita, come dargli torto?

Bella invece, che viene da una famiglia facoltosa e che non ha mai dovuto subire il dolore, pare inspiegabilmente attratta da lui. Sarà quel sentore di selvaggio che attizza sempre un po’ tutti noi? Oppure perché la sua anima è riuscita andare oltre a ciò che gli occhi vedono?

Non è che prima odiassi Zsadist, fin da subito mi è sembrato un personaggio bizzarro ma attraverso i suoi fratelli, nei primi due libri riusciamo a farci una vaga idea dell’inferno che ha dovuto affrontare. Qualche informazione sparsa qua e là, che sicuramente non ci permetteva di capire appieno ma che ci inteneriva abbastanza da non odiarlo.

Solo adesso si capisce appieno ciò che ha subito e forse, tra tutti i componenti della Confraternita, è quello che preferisco.

Per ovvie ragioni, non posso spingermi oltre nel raccontare i fatti.

Certo, posso dirvi che Bella viene salvata da Z perché già lo dice la trama (fa più spoiler di me, incredibile) e posso aggiungere che tra i due non si crea subito l’alchimia amorosa che tutti stiamo cercando. Posso confermare che la strada delle loro anime, anche se destinate a stare insieme, per molto non si incontrerà ma non posso dirvi in che modo Z decide di lasciarla per poi ritrovarla. Non posso spiegarvi l’immensa dolcezza del suo percorso, dei sacrifici che ad un certo punto decide di fare per essere all’altezza della donna che ama. Non posso nemmeno dirvi del percorso di accettazione che deve fare Bella per lui, non posso raccontarvi di come si fa carico della sua sofferenza.

Come dicevo sopra, ogni libro è dedicato ad un membro della confraternita e per tutti, c’è una storia di rinascita ed amore. Tutti trovano la propria anima gemella e nessuno affronta un facile percorso ma al momento, il viaggio più incredibile è il loro.

Tra l’altro, c’è un piccolo aneddoto che mi lega a loro.

Durante la mia adolescenza, c’era uno spaccio incredibile di immagini prese su internet e fra le tante, alcune le porto ancora nel cuore (per mille ragioni diverse). In particolare, c’è quella di una coppia inginocchiata sotto la pioggia che si bacia dove lui ha una catena al collo ed è vestito in pelle e lei, ha su un vestito bianco quasi impalpabile. Non è una foto eterea, oltre a baciarsi lei ha il seno scoperto ed una mano nei pantaloni di lui ma in un qualche modo, mi ha sempre trasmesso un pò di tristezza.

Mentre leggevo questo libro ho cercato qualche immagine di Z e Bella, un pò per vedere cosa offriva Pin e un po perché cercavo degli spoiler e sapete cosa ho trovato? Proprio quell’immagine. Ovviamente si tratta di una casualità però la cosa mi ha colpito nel cuore.

Ci stavamo aspettando.

giovedì 23 maggio 2024

Facciamo finta che non finirà

Autore: Elena Armas
Pagine: 490
Prezzo: € 9.40
Uscita: 7/03/23
Genere: Narrativa romance
Casa Editrice: Newton Compton Editori
Rosie Graham ha un segreto. Anzi, ne ha diversi. Ha appena lasciato un lavoro strapagato per dedicarsi a un altro tipo di carriera: desidera diventare una scrittrice di romanzi rosa. Il suo futuro però si preannuncia tutt’altro che luminoso, anche se Rosie è convinta di potercela fare. Non ha ancora detto alla sua famiglia del cambio di rotta perché troppo occupata a combattere con un terribile blocco dello scrittore e un appartamento fatiscente. Prima che il soffitto le crolli addosso, decide di occupare abusivamente l’appartamento dell’amica Lina, mentre lei è fuori città. Ma Rosie non sa che la casa è già stata prestata al cugino dell’amica, l’irresistibile Lucas, che le offre di restare. E così Rosie finisce per diventare coinquilina del ragazzo per cui ha una cotta, e che segretamente stalkera su Internet da mesi. Per di più Lucas, per aiutarla a ritrovare l’ispirazione narrativa, le propone una serie di appuntamenti romantici. Rosie non ha nulla da perdere, in fondo Lucas deve ripartire tra poco più di un mese e la sua stupida cotta online è totalmente sotto controllo. O quasi…


Recensione: Rosie Graham ad un certo punto della sua vita si è resa conto che il lavoro sicuro e ben pagato che aveva, non le dava realmente degli stimoli. Così, in punta di piedi e uno pseudonimo, scrive un libro d’amore e con contenuti erotico, suscitando un discreto riscontro.

Il riscontro fu così “discreto” che una casa editrice le propose un contratto per una seconda storia.

Ora, dopo settimane dal giorno della firma e ad un passo dalla conclusione dei termini, si ritrova con in mano il nulla… e troppe cose non dette.

La prima, quella forse più importante, è che solo pochissime persone sanno di questa situazione ma nella stretta cerchia, non sono compresi il padre ed il fratello. La paura di deluderli è troppa ma più il tempo passa e più il peso delle bugie diventa insostenibile… come fare ad affrontare tutto, se anche la musa ispiratrice la va a trovare? Con che coraggio può dire a loro che ha mollato un futuro concreto per una passione che non sapeva di avere e che al momento sotto sotto se ne sta un po ‘ pentendo?

In secondo luogo, casa sua non è più agibile dopo il crollo del soffitto e per risparmiare tempo e soldi, cerca conforto dall’amica che però, si sta godendo la luna di miele e non risponde al telefono… Certo, potrebbe andare dal padre che sarebbe ben felice di aiutarla ma a quel punto dovrebbe spiegare come mai non ha bisogno di andare fisicamente in ufficio.

Terzo punto ma non meno importante dei due sopra citati, Rosie Graham ha una cotta assolutamente adolescenziale e incomprensibile per Lucas Martín, cugino della sua migliore amica che ha visto solo in foto. Lucas Martín, che al momento sta cercando di entrare nell’appartamento dove lei sta ma che nessuno ne è a conoscenza.

Quando scelgo un libro, il genere romance non è esattamente in cima alla lista.

Un po perché non sono realmente una persona romantica, un po perché le scene che trovo nella realtà non sono fattibili e un po perché non sempre sono scritti bene e ad un certo punto mi stufo di criticare le cose.

Ci sono però delle eccezioni.

Facciamo finta che non finirà è la storia di una ragazza innamorata di una persona che non sa nemmeno della sua esistenza, ma che per tutta una serie di coincidenze ad un certo punto i loro mondi entrerano in collisione e dovranno far fronte ad una nuova alchimia. Insieme.

Per quanto sia una storia assolutamente irrealizzabile e per quanto sia totalmente assurdo il fatto che nessuno dica niente della cotta di Rosie (cioè, vi pare normale innamorarsi di qualcuno che si è visto solo in foto? Che abbiamo, dodici anni?), il libro mi ha intrattenuto moltissimo. Ha svolto il suo lavoro in modo impeccabile.

Con una scrittura leggera e fluida, Elena Armas ci fa sperare nell’amore caldo e puro, fatto di coraggio e accettazione.

Certo, ci sono un pò troppe cose lasciate in sospeso e ho il vago sospetto che tra non molto arriverà un terzo libro dedicato al fratello di Rosie però, non mi lamento.

I personaggi maschili sono uno più coccolo dell’altro e Papà Graham dice una cosa che vorrei stampare e appendere ovunque: “Ricordati di scegliere un ragazzo disposto a piantarti un intero giardino, invece di uno che si limiti a un mazzo di fiori”. Martin invece lo appenderei, però per motivi differenti. Molto differenti.

Tra un finto appuntamento e l’altro, tutto in nome della ricerca per il nuovo libro, ho apprezzato molto anche certe scene. Se mai leggerete il libro, ricordatevi questi luoghi: Ballo in maschera e terrazzo post cena stellata.

Dopo questi due momenti topici, tutto diventa bollente e tra le varie scene, almeno in questo contesto le cose sono state assolutamente reali. Potete immaginare che espressione posso aver assunto mentre ero in metropolitana…

martedì 21 maggio 2024

Truelife. Lifel1k3 #3

Autore: Jay Kristoff
Pagine: 444
Prezzo: € 22
Uscita: 25/10/22
Genere: Fantasy
Casa Editrice: Mondadori
Eve e Lemon hanno scoperto la verità su se stesse e l’una sull’altra. Sono cresciute legate da una solida amicizia, ma le recenti rivelazioni hanno messo in crisi il loro rapporto e le hanno allontanate (forse) per sempre. Ora però non c’è tempo per i rimpianti: l’intero Yousay è sull’orlo di una nuova guerra nucleare tra lo sciame della BioMaas Incorporated e l’esercito della Daedalus Technologies. Una situazione in cui nuove e vecchie lealtà saranno messe a dura prova, si formeranno improbabili alleanze e prenderanno corpo inaspettati tradimenti. E non è tutto, perché i sembianti sono determinati a impossessarsi di Libertas, il virus capace di liberare gli androidi dall’obbedienza alle Tre Leggi della robotica. E per farlo c’è bisogno sia di Ana Monrova, la ragazza rapita e conservata in animazione sospesa, sia della sua sembiante, Eve. Solo alla fine si scoprirà chi sono i veri eroi… e potrebbe essere davvero una sorpresa.


Recensione: In questo ultimo capitolo, Kristoff ha deciso di mettere tutto il mondo e anche qualcosa di più.

Mi capita spesso di oscillare tra il voler libri meno descrittivi, perché certe cose a parere mio possono essere anche evitate e il voler più libri lunghi, spezzettati in più di tre volumi. Quando si crea un mondo nuovo (anche se molte cose sono state prese in prestito nel tempo da altri libri), pieno di cose importanti, è giusto dare lo spazio giusto a tutti i tasselli ma molto spesso per le mani ci troviamo dei libri di mezzo molto sottotono e poi gli ultimi, fin troppo pregni.
Maronna mia.

Sicuramente però, nella trilogia di Lifelike, ho visto delle situazioni oggettivamente poco comuni (nei libri che leggo solitamente).

Lemon, che da sempre è il mio personaggio del cuore, passa dall’essere una spalla divertente e cazzuta ad un ruolo da protagonista forte e profonda (sempre divertente, però con molte grane in più di prima) mentre Eve, che ci è stata presentata inizialmente come l’eroina anticonvenzionale, passa al lato oscuro (senza un vero motivo, perché la brocca la perde bene e tutti ci stiamo domandando quale sia il VERO motivo, perché quello dichiarato è troppo ridicolo) e diventa l’antagonista senza un grammo di rimorso.
Ezekiel non lo prendo in considerazione, perché anche se ha tutte le caratteristiche per essere un principe azzurro (mancato), per me è stato una lagna fin dalla prima volta. A questo punto, avrei preferito vedere un Cricket in un corpo più umanoide prendere la situazione in mano e diventare l’eroe che tutti meritiamo di avere (invece no, il cucciolo è stato relegato al ruolo di “Olaf”). Anche Grimm, per quanto mi stia molto più simpatico di Eze, l’ho trovato un pò troppo… buono.

Indubbiamente, ciò che ho notato, è che Jay Kristoff ha cercato in tutti i modi di far passare più di un messaggio.
Amore, accettazione e diversità, famiglia e sani valori ma anche fare attenzione al mondo che ci circonda.

Ho apprezzato la lettura, non posso dire il contrario ma, ho trovato il volume un pò troppo pieno e questo ha fatto sì che arrivassi alla fine con un pò di fatica.

venerdì 17 maggio 2024

Deviate. Lifel1k3 #2

Autore: Jay Kristoff
Pagine: 439
Prezzo: € 22
Uscita: 25/10/22
Genere: Fantasy
Casa Editrice: Mondadori
È l’alba della battaglia decisiva tra le rovine della città di Babel. Eve e Lemon sono state amiche per la pelle, ma in questa lotta si trovano l’una contro l’altra. Eve è divisa tra i ricordi della propria vita umana, che ancora conserva, e la scoperta di essere un’androide. Insieme alle sue “sorelle” e ai suoi “fratelli”, ora deve trovare la vera Ana Monrova, il cui DNA è fondamentale per creare un esercito di sembianti.
Nel frattempo per Lemon è giunto il tempo di fare i conti con un potere che ha troppo a lungo rifiutato, e che qualcuno vuole usare come arma. La svolta per lei è l’incontro con un ragazzo, Grimm, che le propone di portarla fuori da quella terra devastata e piena di orrori, verso un’enclave abitata da altri devianti come lei. Lì, finalmente Lemon scoprirà un senso di appartenenza, e forse anche l’amore.
Ma non tutto è come appare: tra amici e nemici, buoni e cattivi che si scambiano continuamente di ruolo, anche Lemon si unirà alla ricerca di Ana Monrova, e dovrà trovarla prima che ci riesca la sua vecchia amica.


Recensione: Dopo un finale turbolento in Lifelike, dove i protagonisti scoprono di aver sempre creduto di esser delle persone (o esseri) che in realtà non erano, questo secondo volume getta le basi per una nuova storia.

Dopo le prime quattrocento pagine, devo ammettere che buttarmi a capofitto nel seguito, non è stata una grande ideona.

Kristoff non riesco a leggerlo con rapidità, ho sempre grandi problemi con chi si perde nelle descrizioni e nel raccontare storie non effettivamente utili alla trama… dettagli interessanti ma anche un pò poco utili. Quindi, la mia curiosità si è scontrata con una certa noia crescente e questo ha minato le buone intenzioni.

Con questo, non voglio assolutamente dire che sia stata una brutta lettura, però consiglio di far passare qualche tempo tra una lettura e l’altra.

I personaggi che abbiamo iniziato a conoscere, in questo nuovo capitolo, hanno preso strade differenti.

Eve inizialmente pensava di essere una deviante, visto il modo in cui aveva fermato il robot nell’arena ma alla fine scopre che non è vero. Non solo non è umana, ma è un’androide ultra realistica che porta in sé la capacità di non esser soggetta alle tre leggi della robotica (avete presente il film Io, Robot? Ecco). Questa scoperta sconvolgente fa scattare qualcosa in lei e decide di allearsi con i pochi altri della sua specie e trovare Ana Monrovia, la figlia del fondatore ed unica chiave per poter creare altri come loro.

Il loro scopo è quello di sterminare la razza umana.

In tutte queste rivelazioni, c’è anche Lemon, che invece non è un’umana come tutti ma una deviante. Solo che questo lei lo sapeva ma ha preferito nascondere la cosa ed ora, ha scoperto che le bugie hanno le gambe corte… ora in molti conoscono questo segreto e la sua vita è in pericolo. C’è chi la vuole usare come arma, dato che può mandare in corto la tecnologia e quindi anche i robot ma, c’è chi la vuole uccidere perché contro natura.

Il suo scopo però, è quello di salvare ciò che ama e cercherà in tutti i modi di ottenere questo.

Due amiche, due sorelle che prendono strade diverse.

Ezekiel e Cricket non sono da meno, anche loro hanno un bel da fare tra un corpo nuovo che ancora non sa bene come manovrare e un’amore che oscilla tra la persona che gli ha insegnato cos’è l’amore e una persona che invece ha imparato ad amare in modo spontaneo.

Ogni certezza che potevamo aver prima, adesso è stata spazzata.

Sono felice di aver letto poco su Eve, preferisco mille volte di più Lemon ma so bene che ad un certo punto dovranno nuovamente allearsi, perché l’amicizia che c’è stata tra di loro non può scemare in questo modo. Sono invece preoccupata per Ezekiel, il classico pollo credulone che sicuramente farà sfumare qualcosa e farà soffrire chi gli vuole bene.

Temo il terzo volume.

mercoledì 15 maggio 2024

Lifel1k3 #1

Autore: Jay Kristoff
Pagine: 408
Prezzo: € 22
Uscita: 25/10/22
Genere: Distopico
Casa Editrice: Mondadori
Eve ha diciassette anni, e l’ultima cosa di cui ha bisogno è un segreto da custodire. No, grazie, è già abbastanza impegnata a guardarsi le spalle e a districarsi tra mille problemi. Problema numero uno: il robot gladiatore che ha passato mesi a costruire è stato ridotto a un relitto fumante. Problema numero due: ha perso con gli allibratori i pochi crediti che aveva, l’unico mezzo per comprare le medicine indispensabili a Nonno. Problema numero tre: un gruppo di fanatici puritani la vuole uccidere e… che altro? Ah, sì, ha appena scoperto che può distruggere le macchine con il potere della mente. Forse ha vissuto momenti peggiori, ma non riesce proprio a ricordarseli. Quando però scopre la carcassa di un ragazzo androide di nome Ezekiel, nell’ammasso di rottami che chiama casa, tutto cambia; si mette in viaggio per salvare chi ama insieme a lui, alla sua amica Lemon e al suo compagno robotico Cricket: attraverseranno deserti di vetro nero, combatteranno contro cyborg assassini, esploreranno megalopoli abbandonate, fino a scoprire i segreti sepolti nel suo passato… anche se ci sono segreti che è meglio non portare alla luce.


Recensione: Jay Kristoff non si smentisce mai.
Dovete sapere che come lettrice (non più tanto) accanita, anche io soffro nel leggere libri che presto o tardi diventano acclamati dal pubblico. Odio quando mi viene detto che leggo alcune cose solo per moda, anche perché io e la moda siamo agli opposti. Di Kristoff, non posso dire di aver letto tutto quanto ma quello che mi è passato per le mani, mi è sempre piaciuto.
Ok, la smetto.

Lifel1k3 è il primo di una trilogia che sa tanto di Mad Max e un pò di Fallout (qui lo dico e qui lo nego, ho il gioco scrauso sul cellulare), una di quelle realtà non esattamente troppo campate per aria per il nostro futuro. Deserti, ghettizzazione, povertà estrema, razzismo vario e anche combattimento per la sopravvivenza base.

La nostra protagonista Eve, una ragazzina di circa diciassette anni con un impianto meccanico all’occhio, ha costruito un gigante d’acciaio per poter combattere nell’arena e vincere i soldi necessari per comprare le cure al nonno malato. Come nei migliori distopici, la ragazza è dovuta crescere più velocemente del necessario e sfortunatamente deve fare costantemente i conti con una vita troppo difficile. Al suo fianco però, c’è quella pazza squinternata della sua migliore amica, una tipetta totalmente assurda dalla battuta sempre pronta (l’ho amata in ogni istante) che adora stuzzicare Cricket, una IA creata dal nonno di Eve per proteggerla (ma dentro di sé c’è anche del sarcasmo… capite bene che non si può esser seri con esseri del genere). Con loro c’è anche un cucciolo che sarebbe un perfetto compagno di Jack Skeletron e infine, Ezekiel.

Ora, non mi è permesso fare spoiler e non voglio assolutamente farmi picchiare ma questa storia sembra più una favola che una cosa inventata di sana pianta. Lo so, tecnicamente le cose potrebbero essere identiche ma in qualche modo, mi dà l’impressione che tutto questo possa succedere veramente ed io, voglio sapere come andranno le cose.
Anche se Kristoff per me non scrive in modo particolarmente scorrevole, la voglia di conoscere cosa accadrà nella successiva pagina è tanta.

Il viaggio che stanno facendo questi personaggi è corposo e mai veramente noioso. Quindi, proseguiamo.

lunedì 13 maggio 2024

I nostri cuori perduti

Autore: Celeste Ng
Pagine: 348
Prezzo: € 20
Uscita: 11/10/2022
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Mondadori
Bird è un ragazzino di dodici anni che vive a Cambridge, Massachusetts, con suo padre, un ex linguista ora impiegato nella biblioteca universitaria di fronte a casa. Sua madre, Margaret, una poetessa di origini cinesi, li ha abbandonati quando lui aveva solo nove anni in circostanze misteriose, dopo che una sua poesia è diventata il manifesto dei dissidenti contro le leggi in vigore. Leggi autoritarie, volte a preservare “la cultura e le tradizioni americane”, a bandire i libri o le forme d’arte non allineati, e a “ricollocare” i figli dei soggetti sovversivi. In questo clima di paura, Bird sa che non deve fare domande; è cresciuto rinnegando sua madre e le sue poesie, ma quando riceve una lettera al cui interno c’è un foglio cosparso di minuscoli gatti disegnati, capisce che si tratta proprio di un suo messaggio in codice. Inizia così l’affannosa ricerca per ritrovarla. Partendo dalle storie che lei gli raccontava da piccolo, attraverso una rete clandestina di bibliotecari che aiuta le famiglie dei bambini rapiti, Bird approda a New York, dove un estremo atto rivoluzionario può cambiare il futuro per sempre.


Recensione: In questi mesi sono sparita dalla circolazione per una moltitudine di motivi. Uno tra i tanti, è la questione “collaborazioni”.

Molto spesso vedo sfornare mille e uno capolavori da Case Editrici di vario genere. Sono titoli che dopo un primo momento di euforia, diventano solo l’ennesimo bell’oggetto da esporre a casa, senza un particolare peso emotivo e quindi, vuoti. Con il timore di farmi fregare, ho pensato di scegliere accuratamente cosa portare (ad esser sinceri sinceri, al momento non ho portato molto ma qualcosina ho effettivamente letto. Il mio silenzio stampa prospera solo sul web).

In questo libro però, ho percepito fin da subito un dolore necessario che mi ha portato a non poter rifiutare la proposta.

Ancora prima di iniziare, è doveroso fare un piccolo spoiler, perchè trovo sia giusto mettere i puntini sulle I.

Il protagonista Bird, è tale solo per una comodità di narrazione, perchè a parere mio questa è la storia di Margaret. Tutto viene narrato attraverso i suoi occhi ma ci sono dei passaggi, decisamente molto importanti, dove a raccontare la situazione politica ed economica è la madre ed è sempre lei che ci conduce alle risposte che cerchiamo.

Avrò forse capito male io la trama, ma avevo pensato che sarebbe stato Bird a prenderci per mano e a portarci attraverso una storia straziante ma, non è esattamente così.

Anzi, Bird è forse uno dei personaggi che più ho odiato.

Ci troviamo catapultati nel Massachusetts, in questo mondo governato dalle leggi del PACT dove tutto ciò che può intaccare lo spirito conservazionista dell’America, deve esser estirpato. Che siano libri, cibi o persone, poco importa.

Bird ha il papà americano e la madre cinese. In una situazione normale, ciò non sarebbe un problema ma da quanto è finita la Crisi ed è arrivato il PACT, ogni persona dai tratti stranieri e sopratutto quelli asiatici, vivono una vita sempre più difficile. A nove anni dalla sua nascita, senza che lui capisca nulla del mondo che lo circonda, la madre lo saluta e va via di casa per sempre. Da quell’esatto momento il padre estirperà il ricordo della donna sia dalla casa che dalla loro vita ed il piccolo Bird, incapace di prendere anche solo una mezza posizione o di porsi delle domande, esegue meccanicamente ciò che gli viene detto di fare; mantenere un basso profilo, non esser troppo bravo a scuola ma nemmeno troppo poco, percorrere sempre vie secondarie per tornare a casa dopo la scuola, ringraziare sempre gli agenti di polizia, mostrarsi rispettoso verso chiunque, non stare in compagnia di compagni di scuola che possono creare problemi. Questo, fino al momento in cui riceve una lettera piena di gattini e senza nient’altro sopra.

Lui, che si fa scivolare addosso una vita già complicata e che ignora le angherie più ingiuste degli uomini, all’improvviso si sveglia e sente il bisogno di cercare sua madre per avere delle risposte.

Quello che forse mi ha più fatto venire il sangue al cervello, è il pretesto che lo spinge a fare qualcosa.

Per quanto non condivida una vagonata di cose, capisco le ragioni che spingono i suoi genitore a fare ciò che fanno, capisco il pericolo di ogni mossa e la gravosità delle loro azioni. Capisco il ruolo dei bibliotecari, capisco anche le reazioni di certa gente ma, non Bird.

Ora, non posso andare oltre perchè dovrei scendere nel dettaglio, però…!

Per quanto riguarda il resto, questo libro fa male perchè è dolorosamente attuale.

La Crisi che viene descritta da Margaret è un possibilissimo futuro nostro, nemmeno troppo lontano. Gente che perde il lavoro, la casa e la dignità, crisi energetica e idrica, l’innalzamento del costo di ogni cosa, un governo che leva i diritti alle persone diventando quasi più una dittatura, la totale assenza di protezione per le diverse etnie… Vi ricorda nulla? Ma anche la mentalità della gente, dove il borghesotto dai tratti non totalmente americani pensa di esser salvo solo perchè lui si sente americano e crede che questo lo possa proteggere da tutto e da tutti. Una bugia raccontata così spesso, da crederci.

Ciò che viene dipinto, fa male.

Forse è per questo che pur volendo strozzare quel povero bamboccio di Bird, vi consiglio comunque di leggere il libro.

sabato 11 maggio 2024

Portami con te quando te ne vai

Autore: Jennifer Niven e David Levithan
Pagine: 320
Prezzo: € 16.90
Uscita: 3/05/2022
Genere: Narrativa Ragazzi
Casa Editrice: DeAgostini
Ezra l’ha appena scoperto: Bea se n’è andata. Sua sorella non ha lasciato nulla dietro di sé. Nessun biglietto, nemmeno una parola. E lui si sente perso, confuso e proprio non capisce perché lo abbia lasciato indietro, visto ciò che li lega e i segreti terribili che per anni hanno custodito tra le mura di casa. Poi, Ezra trova un biglietto. Sopra c’è appuntato solo un indirizzo mail. E lui inizia a scrivere. Bea è stanca di fingere che le cose vadano bene. Lo fa da quando sua madre si è risposata. Ma adesso non ha più intenzione di sopportare l’indifferenza e le umiliazioni e da mesi progetta la fuga. Una fuga perfetta in cui Bea salverà suo fratello, salverà entrambi, lei e lui, scappando lontano da una famiglia che non la ama e non le appartiene. Poi però riceve una mail. Una mail che stravolge i suoi piani e cambia la posta in gioco. Bea parte, ma senza Ezra. Deve farlo, perché insieme a lui non potrebbe trovare le risposte che cerca. Gli lascia allora una mail, nella speranza che, come per lei, anche per lui un indirizzo possa cambiare le cose…


Recensione: Ezra e Bea sono due ragazzi, cresciuti in un ambiente familiare molto restrittivo. Sorella e fratello, uniti da un legame fatto di amore e sofferenza.

Bea, una mattina all’alba scappa di casa, senza avvisare nessuno e senza toccare nulla. Zaino, effetti personali, tenefono… tutto rimane in camera, tutto rimane in vista agli occhi di una famiglia che oscilla tra l’incredulità della situazione e la rabbia del gesto.

La madre, non esattamente stupita del gesto della figlia “ribelle” è forse più scocciate che preoccupata; Il patrigno, saturo di rabbia perchè la considera irrispettosa e poco riconoscente verso di loro; Ezra, distrutto dall’improvviso abbandono dell’unica (o quasi) persona che più ama.

Lui, il fratellino che per paura inconscia del non amore di sua madre ha sempre cercato di fare il ragazzo perbene, anche quando avrebbe voluto bruciare la cucina. Ora si trova a casa, abbandonato in un luogo da sempre ostile, con in mano un foglio che contiene un’indirizzo email e che nessun’altro sa.

Nasce così uno scambio di lettere difficili tra di loro, dove proveranno disperatamente ad annodare i fili distrutti delle loro vite.

Jennifer Niven ha da sempre il potere quasi assoluto di farmi star male. Con “Raccontami di un giorno perfetto” era riuscita a farmi piangere anche le lacrime delle mie vite precedenti, mentre con “L’universo nei tuoi occhi” era riuscita a cullarmi nel mio stesso dolore. Nel penultimo libro, “Respiro solo se tu“, aveva perso un pò il suo potere ma con questa nuova storia… Beh, non ho pianto solo perchè il macigno posato sul petto me lo impediva.

La storia di Bea ed Ezra è forse uno dei classici assoluti in campo adolescenziale.

Sono alla ricerca di una vita migliore e quando se ne presenta l’occasione, stufi di dover sempre fingere, ci si fiondano anche a costo di tirar sù un putiferio, senza però capire che ciò che cercano è sempre stato dentro di loro. La decisione di Bea, quella di scappare, non è presa perchè vuole mollare la sua vecchia vita e basta ma, sta cercando di svelare un passato che non conosce. Vuole avere delle risposte e sarà veramente disposta a tutto pur di trovarle. Con questo slancio, che cambierà la sua vita per sempre, anche il fratello dovrà fare qualcosa e anche se inizialmente non avrebbe voluto, è costretto a mettere in gioco tutto.

Ho trovato questo metodo di racconto un pò bizzarro, perchè spesso non ci si può perdere nelle descrizioni, le email non sono fatte per questo. Eppure per certi versi, non avrei potuto leggere il libro in altro modo.

Qui ci sono solo i sentimenti, non c’è spazio per altro. Per quanto possa esser scarno di informazioni, per quanto uno possa chiedersi cosa stia succedendo tra una email e l’altra, per quanto uno possa pensare che richiamando alla memoria dei ricordi successi poco prima comunque scappa qualcosa… Per quanto manchi di molte cose, i sentimenti che trapelano da ogni invio basta a cancellare il resto.

Questo non vuol dire che sia un libro perfetto.

Ci sono delle decisioni che non comprendo, ci sono delle omissioni che non approvo. C’è un’incertezza su ciò che succederà ai giovani protagonisti che mi innervosisce ma in fondo, va bene così perchè la vita, quella di tutti i giorni, non è perfetta. Come questo libro.