mercoledì 30 novembre 2016

Tiroide

Titolo: Tiroide
Autore: Marco Parlato
Pagine: 128
Prezzo: € 11
Stefano è uno studente universitario fuori sede, affetto da ipertiroidismo. Vive a Roma dando poca importanza al disturbo e curandosi con il Tapazole. Quando smetterà di prendere le pillole, per distrazione e negligenza, i problemi non tarderanno a manifestarsi.
Mentre comincia un veloce debilitamento, si troverà coinvolto in una serie di strane vicende che riguardano la vita universitaria, la sua famiglia, i compagni del liceo. Ad accompagnarlo saranno le parole di Oluwafemi, immigrato nigeriano di cui ha casualmente ritrovato il diario.
Pur vivendo vite parallele e distanti, entrambi i personaggi affronteranno le loro traversie quotidiane con occhio critico, un’ironia velatamente amara e una punta di rassegnazione. In una narrazione ricca di aneddoti e di osservazioni caustiche, di riferimenti alla cultura pop e di situazioni paradossali.

Scarabocchio: Ho scovato questo libro per puro caso prima di andare alla Fiera del libro di Torino. Volevo arrivare già preparata e questo libro mi aveva incuriosito. Tiroide. Come si poteva creare un libro che ruotasse su questo disturbo? Così sono andata sparata a prenderlo ma solo oggi riesco a dedicargli del tempo. 

Stefano è  un "terrone" che vive e studia a Roma, lontano dalla famiglia ma non del tutto. Affetto da ipertiroidismo, deve comunque sottostare alle continue preoccupazioni della madre e fare quello che gli impone tramite le telefonate. Lei comanda, lui obbedisce. 
La lontananza però permette al ragazzo di trasgredire ad alcune delle regole e alle cure. Infatti, Stefano non sempre prende i farmaci con regolarità ed il giorno in cui vede tornare a casa per il matrimonio di un suo parente, vivrà alcuni giorni in totale follia. 

Come per molti libri, non sapevo bene cosa aspettarmi da questa lettura.
Ho voluto comunque provare perchè ero curiosa ma ora che l'ho finito, mi chiedo in realtà che messaggio volesse trasmettere lo scrittore.
Chiariamoci, è una lettura scorrevole ma sono rimasta molto confusa dal tutto.
Dai dettagli e dalla storia, alla fine ho solo capito che Stefano si sente stretto con la sua famiglia e che non prende seriamente il suo problema. Un'incosciente praticamente.
Forse è proprio quel dettaglio che mi ha disturbato maggiormente. Il non prendere seriamente i segnali che il suo corpo manda. Il non curarsi sapendo che comunque dovrebbe farlo.

Si, a conti fatti non è stata una buona lettura.

mercoledì 23 novembre 2016

WWW.. Wednesdays #29 - 2016

Buon mercoledì a tutti!
Come state?
Siete riusciti ad andare al BookCity? Io si, mi sono divertita un mondo e ho visto cose interessanti (chissà, magari ve ne parlerò nel dettaglio!) e ovviamente ho comprato ahahahahahah

Oggi però, essendo a metà settimana, rispondo alle tre solite domande.

Cosa stai leggendo?


Gridiamo pure al miracolo.
Settimana scorsa vi avevo detto che avrei dovuto iniziare Il rituale del maleMissiane a Manhattan... oggi posso dirvi che si, sto leggendo proprio loro!


Cos'hai appena finito di leggere?


Incredibile ma vero, sono riuscita a finire due libri in "tempo zero". Una presenza in quella casa era ormai doveroso da dover finire (dato che ho il secondo) e per Berlin.... beh, diciamo che ho un filino barato perchè è un regalo di Natale ahahahahahahahahah


Cosa leggerai in seguito?

Chi può dirlo? Sicuramente, rileggerò L'ombra del vento (in questi giorni usciranno dei post dedicati a Zafon) dato che ieri è uscito l'ultimo libro e verso dicembre verrà finalmente a Milano ma come lettura vera e propria.... non lo so. Dovrei finire Shadow Magic e l'ultimo di Licia ma i libri che ho in lettura adesso, potrebbero essere più impegnativi del previsto e quindi.... vedremo XD

Una presenza in quella casa


Titolo: Una presenza in quella casa
Autore: Paige McKenzie
Pagine: 304
Prezzo: € 16 cartaceo - € 6.99
Una ragazzina che trasloca in una casa infestata dai fantasmi: il romanzo di Paige McKenzie tratto dalla serie web "The Haunting of Sunshine Girl". Tutto comincia nel 2010, quando una sedicenne simpatica e carina posta su YouTube un brevissimo filmato e confessa il sospetto che nella sua casa ci siano i fantasmi. Nel giro di pochi anni la serie di brevi filmati che la vedono protagonista diventa virale. "Una presenza in quella casa", ispirato alla serie web che ha già fatto tremare così tanti amanti del genere horror e non solo, è il primo romanzo della giovanissima Paige McKenzie. Nella nuova casa di Sunshine - questo il soprannome della ragazza - si avverte qualcosa di inquietante: oggetti che si spostano, risatine nel cuore della notte, ombre misteriose nelle foto che scatta... La madre adottiva, con cui Sunshine ha un rapporto aperto e affettuoso, insiste nel dire che è tutto frutto di immaginazione e comincia a comportarsi in modo sempre più incomprensibile. C'è solo una persona che dà credito ai timori di Sunshine: Nolan, un compagno di liceo che condivide la sua passione per la fotografia ed è disposto ad affiancarla per studiare i vecchi casi di cronaca nel tentativo di capire cosa stia davvero succedendo. La tensione sale inarrestabile e le cose peggiorano quando le risatine si trasformano in urla e singhiozzi. Cosa nasconde quella casa? Sunshine è in preda al terrore, ma deve farsi forte se vuole salvare la madre da una sorte peggiore della morte.


Scarabocchio: Sunshine si è appena trasferita in una nuova casa, per permettere alla madre adottiva di proseguire il suo lavoro ma come tutti i ragazzi della sua età, il forte cambiamento non le piace in maniera particolare. Non le piace nemmeno la casa, troppo sinistra e stranamente fredda.
Sunshine non si sente tranquilla ed il comportamento del cane e del gatto, non le rilassa i nervi.
Inoltre, la puzza di muffa è quasi insopportabile ed i rumori sinistri che arrivano dal piano superiore... Cosa nasconde il passato della casa? Perchè lei sente tutto ma la Madre no?
Perchè Nolan, il suo nuovo amico, le fa provare sentimenti così contrastanti?

Questo libro staziona da qualche mese sulla mia libreria.
L'avevo preso con poca convinzione, giusto perchè una libreria stava chiudendo e c'erano degli sconti molto buoni (mi piange il cuore) e quindi mi sono detta "perchè no?".
Qualche settimana fa, ho partecipato al BlogTour dedicato al secondo libro e mi sono detta che se non lo leggevo in quel momento, addio.

Devo dire che non sapevo bene cosa aspettarmi.
Nel senso, speravo veramente in qualcosa di bello ma non saprei definirvi il mio concetto di bello per questa nuova avventura. Sicuramente è stato interessante e ho finalmente visto e capito la scena del pollo!
Per chi non lo sapesse, quando ho scritto i dieci motivi per leggere i libri di Paige McKenzie, mi ero messa a fare una piccola ricerca ed in una delle recensioni online, avevo visto questo passaggio che doveva sembrare molto pauroso ma che avevo considerato comico. Ora, posso effettivamente dire che ha un che di comico e che la parte che più mi ha... impaurito è stata la scena del bagno con la bambina.
Comunque, non provo una grandissima simpatia per la protagonista ma se devo considerare la sua giovane età e le situazioni particolari, devo ammettere che è un personaggio abbastanza veritiero. L'unico appunto negativo che voglio dire è che ho trovato forzata l'idea di far dire ogni tre per due a Sunshine che in quella casa esistono gli spiriti.
Anche l'ultimo pirla che passa per strada sa che se sei circondata da scettici, l'ultima cosa che devi fare è quella di insistere su un'argomento. Dopo le prime avvisaglie con la madre, avrebbe dovuto starsene un pò zitta. Anche perchè lo spirito maligno, ci sguazzava felicemente in questa sua fragilità e quindi usava a suo vantaggio la cosa...

In sintesi però, ho trovato Una presenza in quella casa una lettura carina anche se non particolarmente emozionante.
Veloce e curiosa ma non questo gran spettacolo.
Leggerò il secondo?
Sicuramente.
Anche quelli che verranno dopo?
Probabilmente, perchè se fanno un buon lavoro, questa serie potrebbe diventare molto interessante.

mercoledì 16 novembre 2016

WWW.. Wednesdays #28 - 2016


Buon mercoledì a tutti!
Questa mattina, da me faceva così freddo che l'erba sembrava baciata dalla neve... invece era solo ghiacciata! Rallegriamoci però, perchè da domani incomincia il Bookcity e da venerdì, si parte con gli incontri e gli eventi!!! Ci sarete anche voi? Io di sicuro!
Le cose di cui essere allegri però, non si limitano all'evento libresco.
Da domani, in tutti i cinema, uscirà ANIMALI FANTASTICI. Sto ancora ballando la samba, unitevi a me!!! Chi lo aspetta con trepidazione da anni? Tutti, vero??

COMUNQUE, oggi è mercoledì e quindi, vediamo di fare il punto della situazione.

Cosa stai leggendo?


Ve ne mostro tre ma solo due sono realmente in lettura. La saga del dominio DOVEVO per forza leggerlo. Avendo in previsione l'incontro con Licia, vorrei arrivare a domenica abbastanza preparata. Shadow Magic invece è fermo ma solo per questioni tecniche. Dovevo dare la precedenza a Licia!
Una presenza in quella casa invece, arriva finalmente nelle mie mani. Dopo tre giorni di dubbi atroci sul cosa leggere, ho deciso di "dargli del tu" dato che la Giunti mi aveva gentilmente mandato il secondo.


Cos'hai appena finito di leggere?


Diciamo che come bottino di due settimane, fa tanta tristezza.
Chiariamoci, sto ancora festeggiando per la giuda dei Pokemon perchè è stato un regalo inaspettato e La lettrice (altro regalo inaspettato) è stata una lettura molto interessante ma due libri (di cui una guida) in due settimane è veramente troppo poco.


Cosa leggerai in seguito?



Il rituale del male rimane una delle mie priorità vist che devo recensirlo per il BlogTour ma anche Missiane a Manhattan entra di prepotenza nella lista visto che anche in questo caso, devo prepararmi al BlogTour. In pratica, BlogTour come se piovesse ahahahahahahah

lunedì 14 novembre 2016

La lettrice


Titolo: La lettrice
Autore: Traci Chee
Pagine: 157
Prezzo: € 9.90
Sefia sa cosa significa dover sopravvivere. Dopo che il padre è stato brutalmente ucciso, è fuggita con la misteriosa zia Nin, che le ha insegnato a cacciare, seguire le impronte e rubare. Ma quando Nin viene rapita, Sefia rimane completamente sola. L’unico indizio che può aiutarla a ritrovare Nin è uno strano oggetto rettangolare che il padre ha gelosamente custodito fino al giorno della sua morte. Un manufatto mai visto prima, di cui nessuno le aveva mai parlato, perché nel mondo in cui è nata e cresciuta la lettura è un’attività proibita. Con l’aiuto di questo libro e di un ragazzo che nasconde oscuri segreti, Sefia cercherà di salvare la zia Nin e scoprire che cosa sia realmente accaduto il giorno in cui suo padre è stato ucciso. Con un meraviglioso alternarsi di storie di pirati, duelli di cappa e spada e assassini spietati, La lettrice è un’avventura raccontata in modo magistrale da uno straordinario nuovo talento. 

Traci Chee
È autrice di narrativa young adult. Ha studiato letteratura e scrittura creativa all'Università della California di Santa Cruz e ha conseguito un Master of Arts alla San Francisco State University. Traci è cresciuta in una piccola città con più mucche che esseri umani, e ora si sente a casa in montagna, in mezzo alla natura e alle sue meraviglie. Vive in California con il suo cane. La lettrice è il suo romanzo d’esordio.

Scarabocchio: Sefia vive in un mondo dove la gente non sa leggere e anzi, questa pratica viene proibita. Esiste però una "setta" che pare particolarmente interessata a ciò che Sefia tiene nascosta nella sacca da viaggio. 
Lei e la Zia Nin però, cercano di fuggire fino al giorno in cui il fato decide che è arrivato il momento di agire. La ragazza a quel punto deve cavarsela da sola e mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui catturano la Zia. 
Riuscirà nel suo intento? L'oggetto misterioso saprà guidarla fino alla fine?

Sinceramente non sapevo bene cosa aspettarmi. 
Avevo visto l'anteprima di questa uscita ma non mi ero soffermata molto sulla storia. Avevo troppe cose da leggere (anche adesso eh XD) e quindi non ho approfondito. 
Quando settimana scorsa mi è arrivato il libro, ne sono rimasta sorpresa e ho colto la palla al balzo. 
Com'è il libro? Particolare. 

Inizialmente mi veniva da ridere. 
Ci sono cose che mi fanno perdere la pazienza, tipo la solita manfrina dove il protagonista, brancola nel buio sulle sue capacità perchè i genitori/tutori hanno preferito lasciar crescere il pargolo nella totale ignoranza. Però, tutti vengono addestrati in modo sottile, giusto per non lasciarli in totale balia degli eventi. 
Ecco, io non riesco a sopportare sto dettaglio stupidissimo. Insomma, in questo caso i genitori di Sefia sono dei fuggitivi e vivono nel più totale anonimato. Custodiscono un grandissimo segreto e in modo sottile preparano Sefia per un'eventuale fuga da nemici a lei sconosciuti.
Non capisco quindi perchè non lasciare degli indizi o rivelarle direttamente la verità. Giuro che non capisco il meccanismi che si cela dietro queste scelte. 

Comunque, dopo aver superato questo scoglio, sono rimasta piacevolmente sorpresa dall'intreccio della storia. 
Ho trovato molto carina la crescita di Sefia e del rapporto con Arciere (personaggio decisamente molto particolare ma che spero di veder approfondito nel secondo) ma anche l'idea della storia nella storia. 

Nel complesso è stata una lettura piacevole che merita almeno una possibilità. Certo, è il primo di una trilogia ma voglio essere speranzosa perchè mi spiacerebbe vederla interrotta. 

venerdì 11 novembre 2016

3° Tappa Blogtour "25 grammi di felicità" di Antonella Tomaselli e Massimo Vacchetta | Intervista


Titolo: 25 grammi di felicità
Autore: Massimo Vacchetta e Antonella Tomaselli
Pagine: 184
Prezzo: € 17 cartaceo - € 9.99 ebook
Trama: «Ma perché lo fai? Cosa ti rendono i ricci?» «Mi rendono felice.»
«Te ne potresti occupare tu per questi due giorni?» Inizia più o meno così l'amicizia tra Massimo, veterinario specializzato nei bovini, e un riccetto orfano. Il cucciolo ha pochi giorni, è tutto rosa, e ha sul dorso una corona di aculei bianchi e morbidi, un po' scomposti. Pesa solo 25 grammi e pigola piano: ha fame, o freddo, o forse si sente solo. Un pianto tanto disperato che scalfisce la corazza di abitudini e apatia che Massimo si è costruito. È così che Ninna – sì, perché il riccetto spettinato si rivela una femmina – stravolge la sua vita con la forza della sua personalità. È curiosa e appena «annusa» novità si affaccia dal suo rifugio; è giocherellona, e si diverte a rovesciare con il naso la ciotola dell'acqua; è affettuosa e lo lecca pazza di gioia dopo una lunga assenza. Però è anche un animale selvatico e reclama la sua libertà: la gabbia le va sempre più stretta e la sua felicità è fuori nei boschi… In questo libro, Massimo Vacchetta racconta lo straordinario incontro che lo ha aiutato a uscire da un periodo buio e gli ha dato un nuovo scopo: creare un centro di recupero per i ricci, una specie minacciata dalla nostra disattenzione, e aiutare gli esemplari in difficoltà. Come Trilly l'impenitente dongiovanni, o la fragile Lisa che ha conquistato tutti con il suo sguardo, o Zoe che ha saputo resistere a ogni colpo. Animaletti feriti, maltrattati, indifesi, ma in grado di trasmettere una grande voglia di vivere.


Massimo Vacchetta
1. Buongiorno Massimo, grazie per esser riuscito a ritagliare del tempo per noi. Vorrei iniziare con qualcosa di classico, giusto per prendere un po' di confidenza. Parlaci un po' di te.
Vivo in Piemonte, a Novello. Sono un veterinario e quando ho cominciato a lavorare mi son prevalentemente occupato di bovini. Sono da sempre appassionato di natura e animali. Ora gran parte del giorno e della notte la dedico ai ricci, piccoli animali selvatici a rischio di estinzione.  

2. Perché sei diventato un veterinario?
Da ragazzo ero indeciso, volevo fare l’astrofisico, ma mi stuzzicava pure dedicarmi a degli studi d’arte. Però, come si leggerà anche nel libro, prevalse il desiderio di dedicarmi agli animali.

3. Come mai ti sei dedicato ai ricci?
Proprio per caso. Tutto è cominciato quando ho incontrato Ninna, una riccetta spettinata, che ha mosso qualcosa dentro di me: la compassione. Ninna, inevitabilmente, ha catturato il mio affetto. Mi è stata affidata da un collega: era una cuccioletta di appena 25 grammi, nata da poco e completamente sperduta. Ho fatto il possibile per aiutarla a sopravvivere… All'epoca non sapevo nulla di ricci e ho seguito le indicazioni degli esperti, un po’ il buon senso. Le davo il latte ogni tre ore e tra una “poppata” e l’altra come non innamorarsi di lei? Era bellissima, tenerissima e così indifesa…

4. Quanto è stato difficile lasciare andare Ninna?
Tantissimo. E’ stata una decisione molto contrastata. Sapevo che ormai era pronta per ritornare in natura e che se la sarebbe cavata, ma non riuscivo a staccarmi. Da una parte mi frenava l’estremo attaccamento a lei, dall'altro un animale selvatico per essere felice deve essere restituito al suo habitat naturale. E io ho scelto la sua felicità. L’ho liberata in un posto bellissimo, che chiamo il «Paradiso», dove avrebbe trovato tutto quello che le serviva. Non l’ho più rivista da allora, ma spero ancora che possa succedere. Chissà…

5. Cosa vorresti trasmettere al lettore?
La mia passione, il mio entusiasmo, il mio amore per gli animali. In modo che tutti si attivino e tendano una mano per preservare il nostro pianeta. Solo così facendo potremmo salvarci…

6. Puoi darci qualche consiglio su come trattare i ricci? Io, come sicuramente molti altri, ne trovo alcuni che gironzolano confusi per strada, in periodi dove dovrebbero essere altrove. Come ci si deve comportare?
Se ne vediamo uno di giorno in campo aperto, ha sicuramente bisogno d’aiuto. Se vedete un riccio fermo sulla strada, fermatevi e soccorretelo.
Per informazioni più dettagliate, vi invitiamo qui: 
Facebook Centro Recupero Ricci "La Ninna"
www.lacasadeiricci.org

Raccomando comunque estrema attenzione quando si usano decespugliatori, o quando si bruciano cumuli di rami e foglie in giardino. Inoltre esorto a non usare veleni in agricoltura. Preservare le aree naturali intorno a noi è di fondamentale importanza per la sopravvivenza dei ricci.

7. Com’è nata l’idea di aprire “La casa dei ricci”?
Per me è stato un percorso inevitabile: mi sono talmente appassionato, tramite Ninna, che ho sentito il bisogno di fare qualcosa per i ricci e per tutta la natura.



Antonella Tomaselli
1. Buongiorno Antonella, grazie per averci concesso il tempo per questa intervista. Vuoi parlarci un po’ di te?
Sono bergamasca, ma da qualche anno a questa parte vivo quasi sempre in Liguria. In famiglia siamo in tre: io, mio marito e nostro figlio. Più quattro yorkshire terrier. Più il nostro gatto, che non è nostro, ma che ha deciso di “adottarci” 

2. Questo non è il tuo primo libro. Cosa ti ha spinto a parlare di ricci?
Scrivo storie vere per “Confidenze tra amiche” e ho conosciuto Massimo, il protagonista del libro, quando ho scritto la sua storia per il giornale. Mi piace scrivere di vari argomenti, ma adoro raccontare di animali e di natura: sono la mia passione.

3. Vedo che i diritti del tuo libro precedente sono stati destinati in beneficenza. Da dove nasce quest’idea di scrivere per aiutare chi ne ha bisogno?
Penso che se ogni persona facesse qualcosa per aiutare gli altri, il mondo sarebbe migliore. Cito una frase del libro “25 grammi di felicità”: “Se ognuno facesse la propria parte le gocce nel mare formerebbero, insieme, oceani e cieli”.
Collaboro con ioleggoconjoy.com, un blog letterario no profit, dalla parte degli animali, che accoglie scritti e pubblica libri a sostegno di associazioni che operano per i diritti degli esseri viventi più deboli (umani compresi). Il mio libro precedente è appunto stato pubblicato da ioleggoconjoy.

4. Cosa pensi di Ninna e di tutti i suoi fratelli?
Mentre scrivevo di lei e degli altri mi ci sono affezionata tantissimo. Me li vedevo proprio mentre vivevano le loro storie. Sono così teneri e indifesi! Irresistibili! Mi sono commossa per ogni liberazione in natura. 

5. Cosa vorresti trasmettere a tutti i lettori che leggono e leggeranno “25 grammi di felicità”?
Mi è piaciuto scrivere di Massimo e dei suoi riccetti, io e lui siamo ben sintonizzati e avvertiamo le stesse emozioni. E sono proprio queste ultime che ho cercato di trasmettere. Nel libro ci sono brani molto toccanti e altri, al contrario, divertenti, ma da tutti traspaiono sentimenti buoni e delicati. Ecco, spero che queste sensazioni arrivino a chi legge e leggerà. Insieme all'attenzione, all'amore e al rispetto per questi affascinanti ricci, e per tutta la natura che ci circonda. 


 

martedì 1 novembre 2016

4° Tappa Blogtour "Le lame di Myra. La saga del Dominio" di Licia Troisi | Intervista



Titolo: Le lame di Myra
Autore: Licia Troisi
Pagine:
Prezzo: € 19 cartaceo - € 9.99 ebook
Trama: Dopo l'apocalisse dei Cento Giorni d'Ombra, il Dominio è stato quasi interamente ricoperto di ghiacci e nevi. Solo le terre più a Sud rimangono temperate e rigogliose, mentre a Nord si muovono popoli in costante lotta per la sopravvivenza, spesso in guerra tra loro. La grande federazione di clan agli ordini di Acrab ha però un sogno molto più grande che la conquista di un pezzo di terra. Lui non vuole solo trovarsi uno spazio all'interno del Dominio, ma vuole rovesciarlo, distruggendo il potere dei maghi detti Camminanti. La loro magia, infatti, sfrutta la sofferenza degli Elementali, che i Camminanti hanno ridotto in schiavitù, mentre Acrab immagina un regno dove umani ed Elementali convivano. La strada per arrivarvi, però, passa attraverso la conquista dei numerosi regni che compongono il Dominio, una cruenta battaglia dopo l'altra. In prima fila nell'esercito di Acrab vi è Myra, che il comandante ha salvato dall'arena degli schiavi e cresciuto come una figlia. La sua abilità con i walud , le spade a forma di mezzaluna, ha assicurato all'esercito di Acrab la vittoria in più di un'occasione. Ora, però, Myra ha un'altra e più personale battaglia da combattere. A differenza di quanto ha sempre creduto, ha scoperto infatti che la sua famiglia non è stata uccisa per una disputa sulla terra, ma per un segreto che porta alla morte chiunque ne venga a conoscenza. Myra parte così alla ricerca della verità, in un lungo viaggio attraverso il Dominio con il solo appoggio di Icenwharth, un drago rinnegato dal suo popolo per aver stretto amicizia con un umano. Battaglia dopo battaglia, incontro dopo incontro attraverso lande desolate e città meravigliose, Myra scoprirà così i contorni di una macchinazione destinata a cambiare il destino del suo mondo e, forse, anche a distruggerlo.


Come avrete sicuramente capito, oggi ci sarà l'intervista con Licia.
Siete curiosi??

Buongiorno Licia, grazie per esserti resa disponibile!
Partiamo con qualcosa di semplice? Cosa fai nella vita oltre a scrivere?
Un sacco di cose :P. Sono una moglie e una mamma, principalmente, ma sono anche un’appassionata di serie televisive e fumetti, una fortissima lettrice, faccio dolci che provo a decorare col cake design, faccio origami…ho molte passioni, a volte penso un po’ troppe :P.

Oltre a scrivere, leggi? Quali sono i tuoi libri preferiti? 
Sì, leggo moltissimo, senza leggere non potrei fare questo mestiere. Non ho un genere di libro preferito, leggo di tutto, dalla narrativa alla saggistica, e il fantasy è solo una parte, neppure maggioritaria, di quel che leggo. Il mio libro preferito è Il Nome della Rosa, che leggo una volta l’anno, in genere nel periodo di Natale, e, nel fantasy, adoro Jonathan Stroud. La sua serie Lockwood & co. mi sta appassionando tantissimo.

Quante storie hai messo da parte, prima di capire che era arrivato il momento di pubblicare?
Molte, ma sono rimaste tutte nella mia testa; per me la scrittura è stata una prosecuzione del gioco. Da bambina inventavo un sacco di storie, in genere ispirate a film e cartoni animati. Quando sono cresciuta, ho preso l’abitudine di raccontarmele la sera, a letto, per conciliarmi il sonno. Notte dopo notte le arricchivo e sviluppavo la trama. Nessuna di queste storie, però, mi ha mai convinta a sedermi alla scrivania e farne un libro. In compenso, ho scritto tantissimo diario e parecchi racconti.

Cosa ti ha spinto a scegliere proprio quella storia? 
Perché mi appassionava moltissimo e mi faceva sentire sicura: la mia paura maggiore, quando inventavo una storia, era non saperne abbastanza per scriverne. Col Mondo Emerso, invece, ero io la padrona di ogni aspetto: non solo la storia, ma anche il mondo era di mia invenzione, e nessuno poteva saperne più di me. Col senno di poi, non era una cosa poi così vera, ma mi ha dato la spinta che mi serviva a trovare coraggio e iniziare a scrivere un libro.

Quando hai pubblicato il tuo primo libro, come ti sei sentita?
La sensazione di irrealtà è stata preponderante dal momento in cui mi ha telefonato la Mondadori per dirmi che era interessata alla pubblicazione del libro a quello in cui ho visto Nihal della Terra del Vento sullo scaffale, in libreria. A volte, mi sembra ancora tutto un po’ irreale, e sono passati tredici anni :P. Poi, certo, c’è stata la soddisfazione, ma mi sono sempre concentrata più che altro sul mio lavoro, cercando di migliorarmi e di pensare sempre al libro successivo.

Ti saresti mai aspettata tutto questo successo? 
Assolutamente no. Quando ho mandato il libro, alla Mondadori e a una piccola casa editrice a pagamento romana (ma io all'epoca non sapevo fosse a pagamento…) non pensavo neppure che sarei arrivata alla pubblicazione. È stata tutta una sorpresa, per certi versi lo è ancora.

Com'è la tua vita ora? Le persone ti fermano per strada? 
Solo a Lucca durante la fiera del fumetto. Lì, in effetti, per usare un termine scientifico, il mio cammino libero medio è brevissimo: faccio trenta metri e qualcuno mi riconosce. In generale, invece, è raro che la gente mi riconosca per strada. È successo qualche volta, ma non posso dire che sia proprio una cosa frequente, e, tutto sommato, è anche meglio così: mi piace essere un po’ invisibile quando vado in giro.

Com'è stato vedere per la prima volta i disegni di Paolo Barbieri? 
È riuscito a immortalare bene l’idea che ti eri fatta dei tuoi personaggi? 
È stato uno di quei momenti in cui ho capito che la faccenda si stava facendo seria. Ricordo che la casa editrice mi mandò una prima versione della Nihal sulla copertina di Nihal della Terra del Vento, senza elmo, e io iniziai a girare l’Osservatorio Astronomico di Roma, dove stavo facendo la tesi di laurea, per farla vedere un po’ a tutti. Se abbia interpretato o meno la mia idea dei personaggi credo sia ininfluente: è giusto, e anzi mi fa molto piacere, che un artista metta del proprio nella rappresentazione anche di creazioni altrui. Sono sue interpretazioni, e le trovo particolarmente efficaci, soprattutto per quel che riguarda le copertine dei libri.

Com'è stato vedere per la prima volta una cosplayer tratto da un tuo libro? 
Meraviglioso. Ho fatto cosplay, e una volta l’anno, a Lucca, continuo a indossare per un giorno l’armatura. Quest’anno ho a lungo accarezzato l’idea di fare il cosplay della Cersei dell’ultima puntata della sesta stagione de Il Trono di Spade. So cosa spinge a scegliere un certo personaggio, e come ci si sente a indossarne le vesti. Credo non esista soddisfazione maggiore, per chi fa cultura pop come me, che vedere qualcuno fare il cosplay di un proprio personaggio. Per esempio quest’anno Valentino Notari, un noto cosplayer italiano che ho conosciuto nei panni di Sennar, farà un cospaly di Saiph, e io non vedo l’ora di vederlo.

Quando inizi a scrivere una nuova storia, conosci già il finale? 
Oppure è una scoperta anche per te?
Sì, il finale devo conoscerlo, e raramente cambia in corso d’opera; posso modificare qualche snodo di trama, ma i punti centrali della narrazione devo conoscerli per bene. Credo che una storia sia un viaggio, in cui il lettore è accompagnato da una guida, che è lo scrittore; per questo devo sempre sapere a che punto sono e dove voglio arrivare.

Come ti senti una volta arrivata alla fine di una saga?
Soddisfatta, ma anche triste. Finire qualcosa fa sempre piacere, è il compimento di un lavoro che spesso dura anni, ma fa sempre un po’ male lasciare personaggi con cui si è convissuto così a lungo. Mi è capitato per esempio quando ho chiuso La Ragazza Drago: Sofia e gli altri erano stati con me per cinque anni, è stata dura dir loro addio. Al tempo stesso, ero contenta del risultato, e felice di essere riuscita a portare a compimento una storia così lunga.

Come nascono le tue idee per i libri? 
Dalla vita di tutti i giorni. Più passa il tempo più penso che il raccontare storie sia un mio modo di essere: io guardo alla realtà in questo modo, tutto, per me, può essere spunto per una storia. In genere racconto questo aneddoto: una sera ero sul treno, era inverno, ero molto stanca, e tornavo da non ricordo quale presentazione. A intervalli regolari, mentre me ne stavo a occhi chiusi a cercare di dormire, mi arrivava uno spiffero gelido. Era semplicemente la porta tra i vagoni che si apriva, ma io ho subito iniziato a fantasticare di un fantasma che viveva sul treno e si faceva vivo solo in questo modo.

Quando incominci a scrivere, hai già tutti i dettagli in mente? 
Il maggior numero possibile, sì, ma ovviamente non tutti. So per esempio di cosa tratterà ogni capitolo, ma poi la gran parte dei dettagli veri, quelli che danno corpo e colore alla storia, e la rendono infine divertente da leggere, mi vengono in mente sul momento. 

Cosa ne pensi dell’auto pubblicazione? 
Credo possa essere un buon modo per farsi conoscere. Io però penso che il ruolo dell’editore, o meglio ancora dell’editor, resti comunque fondamentale: il confronto con una figura professionale che ti fa crescere come autore, ti aiuta a correggere e in qualche modo far uscire dal guscio il tuo libro è sempre stata per me indispensabile, e questo è un servizio che ti può dare solo una casa editrice o un’agenzia letteraria. Inoltre, la casa editrice, quando funziona bene, ti dà una visibilità che l’auto pubblicazione non è in grado di darti. 

Svelaci qualche dettaglio del tuo nuovo lavoro. Puoi? 
Uhm…più che altro non so che dire :P. Posso dire che d’inverno, a metà mattina, ho bisogno di una tazza di te; ho il bollitore direttamente in stanza, con un sacco di tè diversi che mi regalano le persone nei loro viaggi. Mi aiuta a staccare e al tempo stesso a concentrarmi. Poi mi distraggo spesso mentre scrivo, lo confesso, ma mi serve; quando mi trovo improvvisamente bloccata su un punto della trama che non riesco a sbrogliare, ho bisogno di staccare completamente: navigo in rete, faccio merenda, faccio una cosa qualsiasi che mi distragga. Quando ritorno sulla pagina, in genere riesco a trovare subito la soluzione. È una cosa che ho imparato dalla mia carriera scientifica: quando sei bloccato, è inutile rimuginare. O chiedi aiuto a qualcuno (e certe volte lo faccio anche coi problemi di trama), oppure stacchi. Le cose vanno viste da un altro punto di vista per poterle risolvere.

Ti piacerebbe vedere i tuoi libri sul grande schermo? 
Beh, certo. Non credo però accadrà mai, o comunque non a breve termine. Le condizioni in Italia e in Europa al momento non ci sono, e io praticamente non sono tradotta per il mercato anglofono. Inoltre, secondo me la grande ondata dei film fantasy si sta esaurendo. C’è ancora posto per le serie tv, e forse è a quelle che dovrei puntare.

Cosa vorresti trasmettere ai lettori? 
Innanzitutto li voglio divertire, appassionare, commuovere, voglio che entrino nelle mie storie e non desiderino uscirne più. E poi voglio che si pongano domande su se stessi e sul mondo, che le mie storie cambino anche solo di un pochino il loro punto di vista sulla vita. 

Con questo, per oggi è tutto! 
Non dimenticatevi di seguire la tappa di domani :)