Autore: Mia Wood
Casa Editrice: Youcanprint
Collana: Narrativa
Data di uscita: Luglio 2012
Pagine: 72
Prezzo: € 10
Trama: Stati Uniti 1965
Era una gelida notte di dicembre e un piccolo e paffuto bimbo venne alla luce. Ma Gabriel non sarà un bimbo come tutti gli altri. I suoi occhi così particolari, di due colori diversi, vedranno sin da subito il dolore, la violenza, la povertà, l’abbandono.
“L’uomo nero” lo attenderà, mascherando il suo intento con balocchi e sorrisi. Un’infanzia priva di baci e coccole. Un giorno il giudice emanerà la sentenza, e per lui comincerà una nuova vita, in una nuova casa, con una nuova famiglia. Forse migliore. Inizia così il lungo viaggio di Gabriel, colmo di speranze e sogni. Lui avrà sete, di ogni cosa, d’amore, di conoscenza. Studierà, diventerà il più bravo a scuola. Ma dentro il suo cuore un’inquietudine spaventosa lo accompagnerà. Donne sbagliate, amicizie sbagliate. L’eroina sembrerà la sola possibilità per sfuggire al suo destino. Fino a quando un coltello sporco di sangue, nelle sue mani, imbratterà per sempre la sua anima. “L’angelo” precipiterà nel baratro. Di nuovo solo, di nuovo senza amore. Fuori dalle sbarre però lo aspetterà la pena più dolorosa. La solitudine e l’emarginazione.
Scarabocchio: Ci sono molti pareri opposti sull'auto-pubblicazione, sopratutto adesso. In questi mesi, sono almeno raddoppiate le persone che vogliono pubblicare il loro lavoro, anche a costo di farlo da soli, alla svelta e con persone che accettano praticamente tutto. Come tutti ormai sappiamo, nelle Case Editrici capita di non trovare qualcuno che vuole realmente fare quel lavoro e spesso, trovando soggetti del genere, siamo noi a farci le spese. Troviamo libri scritti male, con poca fantasia, personaggi acquosi e senza carattere. Troviamo autori di tredici anni che hanno avuto la fortuna di veder realizzato il loro sogno, per poi scoprire che erano amici di amici di personaggi importanti e a quel punto ci casca il mento. Per chi come me, cerca di essere sempre speranzoso e crede fermamente che non tutti sono opportunisti, prova a dare una possibilità a quei libri che troviamo in libreria, che hanno avuto una pubblicità stratosferica. Tutti siamo scrittori ma pochi hanno la stoffa per farcela veramente, per dimostrare che sono degni di portare tale riconoscimento.
Senza addentrarmi in concetti contortamente filosofici, dico questo per arrivare a cosa ne penso di questo libro in particolare. Mia Wood ha deciso di pubblicare la sua opera in questo modo, senza forse tenere presente il rischio che correva. Non posso dare la mia opinione sull'argomento trattato dato che è una storia vera, però posso soffermarmi sul modo in cui è stata raccontata.
Mi spiace dire che non mi sono sentita toccata dalla storia, anche se è comunque una verità agghiacciante. Il modo in cui Mia ci racconta, non è profondo e se nessuno mi avesse detto che è tutto reale, avrei pensato a una storia inventata di sana pianta. Il viaggio di Gabriel (la colonna portante del libro) è contorto e così disastroso che fatico a crederci e per tutta la lettura ho avuto l'idea di trovarmi nella vita di un disadattato che meriterebbe solo di stare in una casa di cura. Il punto è che non è così ed è questo che lo penalizza moltissimo. Ad ogni punto positivo, si affiancavano dieci tragedie. Non che la sfortuna non esista, non dico nemmeno che non esistono persone particolarmente sfortunate ma un limite c'è e qui non è stato tenuto presente. Spendere qualche parola in più per sottolineare i lati positivi di una vita disgraziata, aiuta a tener viva l'umanità di chi legge e facilita ad entrare in sintonia con i vari personaggi.
Non essendoci stata, mi piace dover classificare questo libro come non consigliato.