Pagine: 324
Prezzo: € 18.50
Uscita: 19/10/2021
Genere: Thriller
Casa Editrice: Mondadori
Cecilia Carboni ha venticinque anni e per buona parte della vita si è ritrovata a seguire, suo malgrado, i diktat imposti dal padre Alberto, uno dei più quotati avvocati milanesi. Proprio per volere suo, si è laureata in Giurisprudenza e ha iniziato il praticantato nello studio legale di famiglia. Il suo futuro sembra già delineato, quando un giorno le viene rivolta una proposta allettante: lavorare nel prestigioso showroom di Franco Sartori, uno degli stilisti più celebri al mondo. Lei, da sempre appassionata di moda, per una volta non ha esitazioni, e sceglie di darsi finalmente la possibilità di decidere da sola della propria vita, senza tener conto del parere degli altri, compreso quello del fidanzato Andrea, avvocato a sua volta e collaboratore di Alberto. La scelta si rivela azzeccata: Cecilia è brava, chiude contratti importanti, tanto che brucia le tappe, fino ad assumere un ruolo di rilievo alla Maison Sartori, nonostante Georgette Lazare, direttrice dello showroom, le remi contro. Ma il destino ha in serbo per lei amare sorprese. Franco Sartori viene trovato assassinato in un cascinale in rovina. È chiuso in una custodia di seta dei suoi abiti da sera, ha una croce rovesciata incisa sul petto e, circostanza ancora più sconvolgente, il suo corpo è collocato dietro una sorta di altare allestito con gli inconfondibili elementi di una messa nera. Per Cecilia è l’inizio di una caduta verticale agli inferi. Sono le convulse settimane delle vendite primaverili, e lo showroom si popola non solo di clienti, ma anche di poliziotti, misteri, segreti insospettabili e purtroppo anche di nuove vittime, ancora in contesti inquietanti. Chi c’è dietro gli omicidi? E se fosse proprio Cecilia la prossima nella lista? L’abisso è pronto a inghiottirla, svelando verità che mai avrebbe immaginato.
Recensione: Cecilia Carboni è una giovane ragazza che per seguire il suo sogno, dopo anni di più o meno fini maltrattamenti psicologici, accetta quasi di buon cuore il fatto che il padre la ripudi. D’altronde, come rifiutare l’opportunità di lavorare nello showroom di Sartori?
Dopo un anno dalla sua decisione, non cambierebbe nulla.
Certo, la vita è dura e spietata nel mondo della moda e il fatto che il suo fidanzato sia un fidato collaboratore del padre non è sempre semplice, ma il suo piccolo appartamento, la posizione lavorativa e l’amicizia con Franco Sartori, ripagano tutti i rodimenti di fegato vissuti.
Fino al giorno della tragica scoperta.
Francesco viene trovato morto in un luogo abbandonato, e cosa ancora più sconvolgente, sembra che abbia partecipato ad un rito satanico. Cosa ci faceva con gente del genere? Certo, la sua vita privata era effettivamente privata e non si può mai dire di conoscer veramente qualcuno, però Cecilia è fermamente convinta del fatto che lui non fosse un satanista. Decide quindi di volerci veder chiaro ed insieme al suo amico fidato di vecchia data, in barba al fatto che non ha nessun tipo di competenze in merito, indagherà.
Quale sarà il costo da pagare, per la ricerca della verità?
I thriller mi piacciono molto, però sono estremamente esigente. Ne leggo molti, non mi faccio fermare dalla cover non esattamente allettante o dalla trama non proprio ficcante però, solo pochi mi piacciono. Sono solita dividerli in tre categorie (personalissime), in modo da capire se vale la pena consigliarne la lettura o meno. Ci sono quelli alla “Prapapappo”, ovvero quella lettura un po’ troppo esageratamente assurda, che fa solo ridere; Ci sono quelli “da cesso” (non vedo al mare, quindi ho la mia personalissima categoria), che sono quelli leggeri che non impegnano troppo ma che ti fanno passare del buon tempo; Ci sono quelli delle “due di notte”, il top dei top che si fanno leggere anche a tarda ora, anche se il giorno dopo pagheremo caro il non aver dormito. Ecco, Dress Code Rosso Sangue, è un libro “da cesso”.
Si, lo so che il nome della categoria non è dei migliori e per venire in contro a questa cosa, solo per oggi dirò che è un libro “da ombrellone”.
Dress code è il primo libro che leggo di Marina Di Guardo, non sapevo quindi cosa mi sarei trovata tra le mani.
Devo dire che ho apprezzato la fluidità della storia, visto che ho letto tutto in meno di tre giorni.
Mi è piaciuta abbastanza la figura di Cecilia, perché anche se è molto giovane e anche se è cresciuta in un ambiente tossico, ha un cuore buonissimo. Per inseguire la sua passione per la moda, lascia un lavoro solido e affronta un padre padrone, incurante del fatto che le possano venir tolti anche i soldi di famiglia. Non le importa se il fidanzato non approva la scelta, lei andrà comunque a lavorare in quello showroom e dimostrerà a tutti la sua vocazione. Non si farà nemmeno piegare da Georgette Lazare, direttrice dello showroom, che minacciata dalla bravura della ragazza, trova sempre un pretesto per farle la ramanzina. Nulla sembra rallentarla e rimarrà sempre gentile e disponibile con tutti.
Mi è piaciuta anche la nota del satanismo, perché in fondo sono un po’ sadica e cerco sempre una parte oscura della vita umana. Quello che più mi “affascina” di questo settore, è la vastità culturale. Esistono vari tipi di sette sataniche; Satanismo occultista, Satanismo razionalista (o ateo), Satanismo spirituale (o teista), Satanismo gnostico, Satanismo luciferiano, Satanismo acido. Wikipedia è un grande alleato per saperne di più. Impossibile non simpatizzare con il razionalista, che alla fine vede satana solo come una figura ribelle verso i cristiani ma ovviamente, non è la categoria che troverete in queste pagine. Il punto è che se fatto bene, il satanismo aggiunge quella nota dark che tanto piace al lettore, senza però entrare troppo nel mistico. C’è da dire anche una cosa, la moda ha un lato oscuro molto marcato. Noi vediamo la parte brillante e soave di tutto ma c’è una guerra spietata dentro e vi dirò che si sposa abbastanza bene con satana. Anche solo per i più folli, che vendono la propria anima per l’eterna giovinezza (e quindi gloria infinita).
Mi sono piaciute anche note morali trattate da Cecilia, come l’omofobia e l’amore per la famiglia e per sé stessi.
Però.
C’è una cosa che non apprezzerò mai.
I libri sono un mezzo perfetto per raccontare qualsiasi cosa, molti autori si prendono delle “licenze poetiche” perché tanto non è la vita reale, però non sempre la cosa riesce ad amalgamarsi bene.
Il fatto che Cecilia decida di indagare da sé, per me non è un’opzione nemmeno lontanamente credibile. Perché non è una decisione presa insieme al detective Rapisarda, lo decide per conto suo solo perché vuole difendere la memoria dell’amico assassinato e scoprire la verità, dando un po’ per scontato che gli altri non sappiano fare bene il loro lavoro o che possano esser corrotti da chissà chi. Certo, le collaborazioni possono esserci e ovviamente la gente sarà più tranquilla a parlare con una persona comune piuttosto che con la polizia, però non avendo nessun tipo di esperienza, la possibilità di far errori è terribilmente alta e anche intralciare le indagini, non è un dettaglio così remoto.
Questa licenza la vedo fin troppo spesso, e mai la trovo accettabile.
Come detto, non è un libro top, però è stato piacevole da leggere.