Pagine: 811
Prezzo: € 18
Uscita: 01/12/2020
Genere: Fantasy
Casa Editrice: Mondadori
Dopo un violento combattimento con la malavita che li ha quasi uccisi, Locke e il suo fedele compare Jean fuggono dalla città in cui sono nati e approdano agli esotici lidi di Tal Verrar per curarsi le ferite. Ma neppure all’estremità occidentale del mondo civilizzato possono riposare, e presto tornano a dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: rubare ai ricchi e intascare il ricavato.
Questa volta il loro obiettivo è oltremodo ambizioso: la torre di Peccapicco, la casa da gioco più esclusiva e più sorvegliata che ci sia. I suoi nove piani attirano una clientela facoltosa, e per giungere fino alla cima servono buon credito, comportamenti bizzarri… e un gioco semplicemente impeccabile. Perché c’è una sola regola importante che Requin, lo spietato padrone di Peccapicco, fa rispettare rigorosamente: chi bara avrà la morte.
Per nulla intimoriti, Locke e Jean hanno elaborato una strategia che comprende bugie, trucchi e inganni per tutti e nove i piani… su su fino al favoloso caveau di Requin. Sotto mentite spoglie, compiono la loro meticolosa ascesa verso un obiettivo ormai vicinissimo…
Ma qualcuno a Tal Verrar ha scoperto il loro segreto. Qualcuno giunto dal passato, che ha tutte le intenzioni di far pagare ai due sfacciati malviventi i crimini commessi. Ora avranno veramente bisogno di ogni grammo di astuzia per salvare le loro anime prezzolate. E potrebbe non bastare…
Recensione: Siamo arrivati a metà della storia e com’è giusto che sia, mi sono trovata tra le mani un volume che solitamente considero “di passaggio”.
Nelle Trilogie o nelle saghe, i libri di mezzo sono spesso usati come intermedi per spiegare o preparare il lettore alla fine. Se sul primo è tutta una scoperta e si può passar sopra ad una serie di buchi di trama, con il seguito c’è una muta convinzione di trovare pagine e pagine un po noiose ma necessarie.
Con settecento pagine quindi, mi sarei dovuta stupire? No.
I pirati dell’oceano rosso si è indubbiamente rilevato più interessante del previsto ma comunque, più sottotono rispetto al precedente.
A salvare la situazione, ci sono Locke Lamora e Jean Tennan. Un duo di galantuomini che pur essendo pirati dediti alle scorribande, sono sempre mossi da dei valori morali veramente forti che è impossibile non apprezzare.
Certo, al momento prettamente mossi dalla vendetta, ma questo è un piccolo dettaglio.
Lynch, pur avendo cambiato scenario, riesce a stimolare la curiosità nel lettore anche se il suo esser prolisso, questa volta ha avuto ancora meno fascino su di me. Sono assolutamente convinta che tutto sia indispensabile alla storia per creare il climax idoneo, però anche meno. Cammor era una Venezia cupa e stupenda, necessitava di un’adeguata descrizione anche solo per farci capire in che modo erano cresciuti i vari personaggi ma torre di Peccapicco a mio avviso poteva essere gestita in modo molto più leggero. Parliamo di una casa del gioco estremamente complicata e pericolosa, ammetto di essermi persa più di quello che avrei voluto e pur rileggendo certi passaggi, dei dettagli li ho persi per sempre. Capisco che però sia un difetto mio.
Come per Gli inganni di Locke Lamora, i personaggi hanno carattere da vendere e alla ribalta troviamo un Jean che non subisce il peso dell’essere un personaggio secondario. La sua forza e irriverenza in questa nuova avventura si fanno sentire più che mai, senza però esser “troppo” e di troppo a Locke. Anche la comparsa delle donne mi ha conquistato, soprattutto perché non ricoprono in tutto e per tutto il clichè delle fanciulle diafane da salvare ogni due secondi. Anzi.
Adesso ci manca solo l’ultimo passo. Temo non sarà una cosa facile da gestire.
Per me, non sicuramente per Lynch.