venerdì 4 marzo 2022

Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes

Autore: Vari Autori
Pagine: 982
Prezzo: € 28
Uscita: 27/10/2020
Genere: Antologia; Gialli; Thriller
Casa Editrice: Mondadori
Il più grande investigatore di tutti i tempi vide la luce dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle nel 1887 ed è stato protagonista di quattro romanzi e oltre 50 racconti, che non sono bastati a narrarne tutte le vicende. Quella lacuna viene colmata da altri scrittori tutti di grande calibro che si sono cimentati con il personaggio da cui è nata la letteratura poliziesca. Da Neil Gaiman a Stephen King, passando per Anne Perry, Antony Burgess e molti altri, sono in tanti ad aver voluto regalare nuove vite all’investigatore di Baker Street. I loro racconti sono riuniti in questo volume.


Recensione: Ormai ci siamo abituati a conoscere due versioni di Sherlock Holmes.
Quella originale di Arthur Conan Doyle, e quella cinematografica di Robert Downey Jr, che pur essendo lo stesso personaggio, hanno caratteristiche differenti. Il secondo, è realmente tanto diverso dal primo? Sotto molti punti di vista, mi verrebbe da dire che effettivamente ci siano molte differenze ma, c’è un dettaglio che li accomuna anche se nella versione letteraria non si vede praticamente mai.
Arthur Conan Doyle ha creato un personaggio pensatore, un tipo di persona che ha studiato solo ed esclusivamente quello che solleticava il suo interesse e ignorato tutto il resto. Però, il dettaglio che lo accomuna a Robert Downey Jr, è il combattimento.

Lo so, chi ha letto i suoi libri si starà chiedendo se ho sbattuto la testa ma, nel 1903 uscì L’avventura della casa vuota.

«Quando raggiunsi l’estremità ero in trappola. Non estrasse un’arma, ma si scagliò contro di me e mi avvinghiò con le sue lunghe braccia. Sapeva che la sua partita era persa, ed era soltanto ansioso di vendicarsi su di me. Vacillammo insieme sul bordo della cascata. Io avevo, tuttavia, qualche nozione di baritsu, ovvero il sistema di lotta giapponese, che mi è stato più di una volta assai utile. Scivolai attraverso la sua presa, ed egli con un orribile grido scalciò furiosamente per alcuni secondi ed artigliò l’aria con entrambe le mani. Ma con tutti i suoi sforzi non riuscì a trovare l’equilibrio e andò giù. Con il viso oltre il bordo lo vidi cadere per un lungo tratto. Poi colpì una roccia, rimbalzò e cadde in acqua con un tonfo.»

In questa scena, venne descritto questo tipo di combattimento chiamato Baritsu, che nella realtà si dovrebbe chiamare Bartitsu ed era considerato il the gentleman’s martial art.

La disciplina nacque nel 1898 da Edward William Barton-Wright, dopo aver passato tre anni in Giappone.
Il Bartitsu era (ed è) un mix di varie discipline “Quando si affermò a Londra, l’arte si espanse per incorporare tecniche di combattimento delle scuole di Jūjutsu Tenjin Shinyō, Fusen e Daito, come anche il pugilato britannico, lo schwingen svizzero, la savate francese e uno stile difensivo con la canne (combattimento con il bastone) sviluppato dallo svizzero Pierre Vigny. Il bartitsu comprendeva anche un sistema completo di allenamento di cultura fisica.”.
Ed ecco quindi il collegamento insolito tra i due personaggi.

Tra l’altro, il Bartitsu non era solo per gli uomini. Molte donne vennero invogliate ad apprendere quel tipo di difesa dato che non c’era bisogno di usare le armi e che ogni oggetto poteva essere molto utile (quindi un delicato ombrellino di pizzo, usato nel modo corretto, poteva trasformarsi nell’arma perfetta).

Passiamo però, al volume di oggi.
Questa è una raccolta di racconti su Sherlock, scritta però da vari autori che hanno dato il proprio tocco personale al personaggio.
Dato che sono tanti, ci siamo suddivisi i racconti e abbiamo avuto tutti all’incirca lo stesso numero di titoli. A me, sono toccati: Il ricercato (pag 35), I gioielli marziani della corona (pag 307), Ancora una volta per pura fortuna (pag 517), L’attrice sconvolta (pag 673) e La south sea soup company (pag 915).
La cosa che più mi è piaciuto di questi racconti, è la nuova visione che c’è stata di un personaggio e di un mondo che già conosco. Non sono un’esperta di Sherlock, non ho nemmeno una memoria formidabile ma, per farvi un esempio, vederlo in veste di marziano su Marte… Beh, mi ha fatto immensamente ridere. In ogni storia rimane immutato il suo carattere un pò altezzoso e l’immenso acume, eppure appaiono sfumature irreali e allo stesso tempo estremamente adeguate. Non c’è stato un racconto che mi sia parso “fuori luogo”.
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