venerdì 22 marzo 2024

La principessa che aveva fame d'amore

Autore: Maria Chiara Gritti
Pagine: 205
Prezzo: € 15.90
Uscita: 3/10/2017
Genere: Psicologia
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Belle, buone, brave e obbedienti: quante donne hanno imparato fin dall’infanzia che questo è l’unico modo per essere amate? Come succede ad Arabella, la protagonista di questa favola: pur essendo capace, intraprendente e piena di talenti, è pronta a sacrificare la sua allegria, la sua curiosità e i suoi stessi bisogni per compiacere i genitori e sentirsi apprezzata. Ma c’è qualcosa che grida dentro di lei, un grumo di insoddisfazione che le lacera lo stomaco e la rende irrequieta e vorace: è la sua fame d’amore. Si convince che solo un uomo potrà placarla e va dritta nella Città degli Incontri. Ma come può una ragazza poco nutrita d’affetto riconoscere il sapore del vero amore? È sin troppo facile accontentarsi di un riempitivo qualunque. Per fortuna c’è qualcuno pronto a darle una bella svegliata e guidarla a trovare la giusta ricetta. In questa favola, la psicoterapeuta Maria Chiara Gritti affronta con ironia e delicatezza la “love addiction”, quella strana cecità del cuore che porta a scambiare ogni rospo per un principe, a cui dare tutto in cambio di… niente. Troppe principesse ne soffrono, si aggrappano a rapporti squilibrati nei quali perdono autostima, fiducia e sorriso. Basta, non dobbiamo più accontentarci delle briciole, insegna la favola di Arabella: l’unico modo di nutrire il vero amore è imparare a nutrire noi stesse. E dovrà essere il principe a mostrarsi degno di noi.


Recensione: Tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo avuto a che fare con una mancanza d’amore. Le cause possono essere varie ed eventuali ma di base, tutti conosciamo quel vuoto incolmabile che attanaglia il cuore.
Come fare però, quando dobbiamo affrontare questo problema?
Qualcuno reagisce di petto, cercando per tanto tempo una soluzione che calzi con il proprio essere, mentre altri brancolano nel buio. Siamo tutti diversi ed il mondo è bello perché è vario ma ci sono vie uguali per tutti.
Come si combatte il vuoto? Come si trova l’amore giusto?

La principessa che aveva fame d’amore racconta la storia di Arabella, che da bambina, per sfuggire al vuoto, intraprende un’arduo viaggio alla ricerca della persona giusta. Tra mille errori e chilometri macinati, alla fine viene salvata da un’animo buono che la conduce sulla via giusta.
Arabella riuscirà a trovare l’impasto giusto per sfamare il suo Vuoto e così troverà anche la via per esaudire ogni suo sogno.

Come in ogni favola, abbiamo tutta una serie di cliché da affrontare.

Dopo tanta attesa, in un giorno qualunque, l’esistenza della giovane coppia cambiò per sempre: nacque una bimba bellissima.
Colpiti dallo splendore della loro piccolina, i neogenitori decisero di darle un nome nobile che ricordava quello di una regina.
La chiamarono Arabella.

In primis, la bellezza di Arabella. So che c’è ancora molta gente che stenta a credere che una persona molto bella possa esser triste ma, in questo caso trovo ininfluente il dettaglio. Avrebbe potuto esser “un tipo” ma capisco anche che la Disney ci ha cresciute a pane e menzogne. La giovane viene ritratta come una principessa molto bellina e quasi inconsapevole ma comunque molto sola perché, i genitori non sanno prendersi cura di lei. Viene scelta più volte dai principi perchè sforna pagnotte della “brava donnina” ma inutili a lungo andare, perchè poi si trascura…

«Non avevo mai pensato all’aspetto del mio Vuoto…» disse Arabella sorpresa.
«Provaci…» la esortò la Riparabussole incoraggiandola.
Arabella si sforzò di immaginare le sembianze del suo Vuoto e la fatica di rappresentarlo fu tale da spingerla a cercare nei meandri oscuri della sua mente. Poi, dopo qualche minuto, ebbe un’illuminazione.
«Lo immagino come un’enorme palla nera appiccicosa che rotola su e giù per il mio stomaco provocando forti rumori percepibili da chiunque mi sia vicino. I suoi occhi sono sottili come tagli di colore rosso fuoco… e la bocca… la bocca è qualcosa di terribile… ha denti aguzzi che sbattono in continuazione alla ricerca di cibo», spiegò Arabella agitandosi sulla poltrona.

Passiamo poi alla descrizione del Vuoto che vive nella ragazza. Altro cliché intramontabile è come vengono descritte le parti che fanno paura. Voce rabbiosa, informe, appiccicoso, sporco… Descrizioni incisive che a tutti portano in mente un qualcosa di malevolo ma tanto per cambiare, non si potrebbe avere una descrizione meno classica e più “fine”? Parliamo di una favola moderna, una storia raccontata per farci sentire meno sole e sopratutto, raccontata a donne adulte o quasi. Il tempo del mostro che si nasconde nel buio è ormai passato, ormai fa più paura lo sguardo muto e duro di un bambino.

La ragazza era affranta: Bussola le aveva di nuovo fatto assaggiare il Pane della Verità, lo stesso che aveva provato in tenera età quando si era resa conto di non poter essere saziata da mamma e papà.
Ora era tutto chiaro. Aveva scelto il pane sbagliato, ma, non volendo ancora arrendersi all’evidenza, supplichevole, si rivolse a Bussola: «Lasciami fare un ultimo tentativo: permettimi di capire che cosa sta sbagliando Giorgio nell’impasto, forse riuscirò a scoprire se sta utilizzando qualche ingrediente alterato».

La sordità delle principesse è ormai conosciuta in tutto il mondo (reale e non). Arabella è colei che viene avvisata più volte dei possibili pericoli che potrebbe incontrare ma che puntualmente ignora. Volutamente.
Non parliamo di consigli arrivati da sconosciuti o dai genitori che poco la guardano. Lei ignora la voce che porta dentro di se e che l’ha sempre consigliata bene. “Guarda mia cara, che potresti sentire altre voci ma non saranno amiche” due sere dopo “Toh, una voce. Sottostiamo al suo volere perché è insistente”. Arabella è la versione femminile Pinocchio.
C’è una stoccata che però mi perplime.
I cliché possono esser anche divertenti e se usati bene, rendono la storia interessante ma anche un solo dettaglio fuori posto, può compromettere l’intera storia.
La Città degli Incontri è un luogo che viene usato dai giovani in cerca dell’amore giusto.
Prima di tutto, mi preme dirvi che io odio i vari siti d’incontri e gli speed date (e simil). Mi piacciono i social per conoscere persone nuove ma, in quel caso si tratta di amici che possono poi trasformarsi in relazioni e non un vero e proprio attrezzo per conoscere un futuro compagno. Quindi, La città degli incontri è un mezzo che poco ho apprezzato, perché mettersi in mostra per attirare qualcuno… no, grazie.
Ora, mi rendo conto che molto probabilmente ho una visione un pò retrograda nel raccontare favole. Ci sono dettagli che secondo me, andrebbero raccontati in modo diverso ma se dovessi prendere questo libro e gli dovessi levare alcuni punti… beh, la morale è molto lodevole e sempre attuale.
Arabella fa l’errore più comune del mondo.
Pensa che per star bene, debba trovare qualcuno che la salvi.
Non crede abbastanza in se stessa e cerca approvazione nelle persone che la circondano ma, quando fallisce non pensa che lo sbaglio sia nel metodo, crede che sia lei a non meritarsi nulla.
Ecco, la morale è proprio questa… fai merenda con girella! ahahahahahahah no, la morale è che per sopravvivere, dobbiamo amarci ed accettarci. Poi possiamo pensare a tutto il resto.
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