Il lunedì è ormai giunto e non solo.
Da oggi, insieme a Federica del blog L'Ennesimo Book Blog, vorremmo tenervi compagnia con alcune cose simpatiche e curiose, legate a Michela Monti ed al suo libro (che uscirà il 15 Febbraio grazie alla Triskell Edizioni).
Se mi seguite dall'inizio, probabilmente vi ricorderete che avevo già parlato di questo libro ma di questo dettaglio, ne riparleremo nei prossimi giorni.
In questo lunedì che per me sa di ferie, io e Fede vi proporremo alcune citazioni che ci hanno più colpito e anche una colonna sonora, scelta direttamente da Michela.
Vi consiglio quindi di passare a vedere l'altro post (qui) per avere un quadro più ampio della storia narrata in "8-3500".
"Soldier on è servita per l'ultima parte, da quando Mel inizia l'isolamento che precede la condanna."
«Di solito ci metto meno a far incazzare le persone. Mi hai dato filo da torcere, Cella 3.»
«Ci credo,» biascicai.
«Che cosa pensavi di fare, di star lì a struggerti per tutta la vita?»
Feci spallucce. «Non è poi tanta, tutta la vita.»
Rise.
«Touché. Ma in fondo, chi può dirlo?»
«La verranno a prendere tutti i giorni?»
«Sì, ma smetti di chiamarla per nome. Non devi legarti a lei, è sciocco e doloroso.»
Lo sentii sospirare forte mentre ormai intravedevo soltanto una piccola fessura luminosa.
«Se hanno dei codici distintivi è anche per noi. I loro nomi sono dettagli troppo intimi. Lo capisci, tesoro? Meno sappiamo di loro meno ci affezioniamo. Sono cadaveri ambulanti, Gabriel. Devi piantarla di restare sempre qui a ossessionarti su come passano i loro ultimi mesi.»
Bastarda.
Ma sincera.
In fila come soldatini, aspettavamo solo di sentire l’ordine.
Pronti.
Puntate.
Fuoco.
La sensibilità in tutti i muscoli mi abbandonava velocemente.
Il formicolio alla nuca mi avvertì che un braccio stava scivolando sotto la mia testa. Stessa cosa per l’incavo delle ginocchia.
Poco dopo ero sospesa.
«Dove vai? Ora vengono ad accompagnarla in cella.»
«Non pesa.»
«Gabriel…»
«Gwen, fatti i cazzi tuoi.»
Fu così che conobbi Gab.
Ero in terapia. Sì, una condannata a morte in terapia. Orrendamente ironico.
«Non è rabbia, è un fastidio infinito. Per te è tutto un gioco, Gab, per noi è la sola vita che ci resta. Chi mesi, chi giorni, chi meno di trecento ore, e tu ce la metti tutta per darmi uno stimolo, per farmi affezionare a quello che ho. È scorretto, disonesto e stronzo.»