Pagine: 174
Prezzo: € 13
Uscita: 22/06/2020
Genere: Fantascienza
Casa Editrice: Plesio Editore
Nel mondo di domani, i governi hanno chiuso i battenti e la legge ha dichiarato fallimento. Le uniche regole sono vendere e comprare, e il valore della vita umana si misura in potere contrattuale. Prospera il più forte e nulla è proibito. In questo clima Gootchi, vittima perenne di mobbing e ignorato dal sesso femminile, incontrerà Goo Roo, il dio dei corsi di automiglioramento. Ma la strada che va da impiegatuccio a star di reality violenti è lastricata di soldi e di cadaveri.
Recensione: I miracoli succedono.
Avrei dovuto parlarvi di questo libro molti (troppi) mesi fa ma, non ci sono riuscita. Un pò per gli impegni presi, un pò per il timore di dire poi qualche cazzata, un pò per non riuscire a dire tutto quello che avrei voluto. La mia mente non riesce a stare al passo con le dita che battono sulla tastiera.
Mi sento ancora impreparata, però.
Se sarai il tuo fan numero uno, sarai il primo di un’orda.
Gootchi è lo sfigato per eccellenza. Sottomesso e bullizzato dal capo che vuole perennemente “giocare a chi l’ha più lungo”; Deriso dalle donne, soprattutto per il fatto che la sua forma fisica… non esiste; Deriso anche dalla vita stessa. Eppure, dopo l’ennesima sconfitta sul ring dell’ufficio, un suo amico online gli consiglia di provare a sentire Gooroo, il life coach che sembra far miracoli. Tanto non ha di meglio da fare, perché non provarci?
L’incontro tra i due segna una svolta ma, il vero cambiamento, arriva durante i primi incontri. Picchiare a sangue, fino alla morte, si rivela una cosa non così tragica da fare e anzi, risveglia in Gootchi un certo fuocherello. Forse, il suo posto non è dentro una misera azienda.
Forse, la sua vera vocazione è quella di dominare il grande schermo. A suon di cadaveri.
Solitamente, le letture che faccio hanno per protagonista una persona fondamentalmente buona, che da persona insoddisfatta o insulsa, trova finalmente la sua strada e diventa l’eroe della sua vita.
Gootchi invece, nasce come un personaggio da tappezzeria e finisce come il Re dei reality violenti. Un percorso che non ero del tutta pronta a seguire.
Quello che ho maggiormente apprezzato di questo libro, è la non paura nell’usare un certo tipo di linguaggio e alla fedeltà del personaggio. Mi è capitato di leggere libri “cattivi” ma, tutti avevano un gran difetto; alla fine qualcuno diventava immancabilmente buono e automaticamente sparivano i peccati commessi. Il motivo per cui le 120 giornate di sodoma è uno dei miei libri preferiti, non è perché io sia una pazza disagiata ma, per il linguaggio sempre in linea con tutto e per il fatto che si inizia con un branco di depravati e si finisce sempre con un branco di depravati. Con catena alimentare, ho trovato molta di quella fedeltà.
Come mi è piaciuto il concetto del coach. Prendi quello che vuoi, fallo perché puoi, le vite degli altri non sono cazzi tuoi.
L’estremizzazione che ne consegue, mi ha fatto molto ridere perché trovo che sia una cosa già abbastanza in uso ai giorni nostri.
Nella storia, vengono toccati vari argomenti sensibili. Il capo che schiavizza il dipendente che appare più debole tra tutti e nessuno fa qualcosa; La donna oggetto; La violenza in ogni dove, ben accettata e pubblicizzata. C’è un più o meno vago accenno di droghe, alcolismo e istinti sessuali un pò particolari.
Ciò che mi preoccupa, è che sono sempre più persone che la pensano come Gootchi e non come Gooroo. Infatti, il coach ad un certo punto si rende conto del gran problema che ha lui stesso creato (e grazie ar ca). Non solo ha scoperto di aver allevato una tigre fin troppo pericolosa ma, ha capito di non aver più nessun controllo su di lui. Praticamente, una mina a piede libero che sa come ammazzare la gente e che non ha il minimo rimorso nel farlo. Anzi.
Il finale è quello che più mi ha lasciato interdetta, infatti è uno dei motivi per cui ho preferito far sedimentare i pensieri fino ad oggi.
Ovviamente non mi è permesso dirvi cosa succede ma lì per lì, mi sarei immaginata tutt’altra cosa. Poi però, ho capito che era quello il finale giusto e non perché abbia qualcosa di dolce o poetico.
Gootchi non è un dio, anche se arriva a pensarlo.