lunedì 24 gennaio 2022

Wilder Girls

Autore: Rory Power
Pagine: 301
Prezzo: € 17.90
Uscita: 23/02/2021
Genere: Narrativa; Ragazzi; Horror
Casa Editrice: Mondadori
Da quando il loro collegio è stato messo in quarantena, Hetty, Byatt e Reese, e le loro compagne di scuola, sono barricate nell’istituto, su un’isola al largo della costa americana. Un’epidemia sconosciuta, infatti, ha incominciato a diffondersi. Tutto è incominciato piano piano. Prima sono morte le insegnanti, una dopo l’altra. Poi sono state infettate le studentesse, che hanno visto trasformare i loro corpi in qualcosa di strano e alieno.
Da allora è passato un anno e mezzo e le ragazze, tagliate fuori dal resto del mondo e costrette a badare a loro stesse, non osano spingersi oltre le cancellate del collegio, dato che l’epidemia si è propagata nella foresta circostante rendendola un luogo pericoloso e inospitale. Quel che sanno è che devono cercare di restare vive il più a lungo possibile, in attesa della cura che è stata loro promessa. Ma quando Byatt sparisce, Hetty decide di tentare il tutto per tutto pur di trovarla, anche se questo significa violare la quarantena e andare incontro agli orrori che potrebbero esserci oltre il cancello. Dopotutto la ragazza non ha altra scelta: Byatt è la sua più cara amica e gli amici si proteggono sempre l’un l’altro.
Ma quando mette in atto il suo piano, Hetty scopre che dietro a ciò che sta sconvolgendo le loro vite c’è molto di più, più di quello che avrebbe mai potuto immaginare.


Recensione: Wilder Girls è un libro che va preso con le pinze.

Da un lato abbia l’attualità della nostra pandemia che va a braccetto con il Tox del libro, dall’altro abbiamo il fatto che mi abbia ricordato per molti aspetti Annientamento di Jeff VanderMeer.

Il che non è che sia un bene.

Sull’isola di Raxter, nel ridente Maine, c’è un collegio per sole ragazze.

La sua ubicazione è perfetta per rendere il luogo un fortino perfetto, dato che tre lati danno sugli scogli e solo uno, quello dell’ingresso, su una fitto bosco. Insomma, un’oasi di pace per poter studiare senza distrazioni e anche il luogo perfetto per un confinamento con i fiocchi. E noi ci lamentiamo di dover stare tappati in casa.

Il Tox, un parassita che attacca qualsiasi cosa sia vivo, prima prende la vegetazione e gli animali e poi, intacca anche le persone. Questa cosa maledetta che non è visibile all’occhio umano, non uccide semplicemente le persone, le muta.

Le tre protagoniste, sono state baciate dalla fortuna; a Hetty si è fusa una palpebra ma sembra ci sia dell’altro, a Reese è venuta una mano megagigante modello Godzilla e una treccia luminescente, a Byatt ha donato ossa in più perché è sempre meglio che in meno.

Con questo spirito di gioia, misto al puzzo della morte, si snoda il primo libro di una duologia che forse non vedrà una fine.

Solitamente io sguazzo molto volentieri in storie particolari, dove la morte è perennemente presente e le stranezze sono una cosa “normale”. Eppure, ho faticato tremendamente a leggerlo.

Non è una sorpresa che ultimamente io stia facendo fatica, però riponevo molte speranze in questa storia. Sia per la copertina, sia per il fatto che fosse un libro a tema LGTB a sfondo horror. Invece no.

L’introduzione credo che sia la cosa meglio fatta ma, anche la peggiore.

Nel senso che trovo sia dovuto spiegare cos’è quel posto e perché siano in poche, sensatissimo raccontare anche in modo piuttosto veloce come sia stato il decorso del Tox su di loro, però buon dio mi sono addormentata dopo tre pagine e la voglia di non proseguire è stata tanta. Che poi, ci sono tanti lati positivi, certe scene mi sono piaciute per la loro crudezza, eppure aleggiava troppo spesso la lentezza della situazione e come dicevo all’inizio, mi ricordava un pò troppo Annientamento.

Non tanto per il fatto che mi sia sembrata una copia sputata, ma ci sono molte similitudini.

La parte romantica ivece, non è stata presa molto seriamente. Lo so che non è un romance, so perfettamente che non era il punto cardine di tutto ma non mi aspettavo questo nulla cosmico. Va bene trattarlo con delicatezza, va benissimo non farlo diventare estremo ma un minimo di approfondimento sarebbe stato gradito. Sofferto, perchè insomma, però gradito.
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