Pagine: 156
Prezzo: € 9.70
Uscita: 7/05/2013
Genere: Narrativa; Ragazzi
Casa Editrice: Giunti
Melinda Sordino ha tredici anni e un segreto. L’estate prima di entrare al liceo, durante una festa, viene violentata da uno dei ragazzi più popolari della scuola. Ancora sconvolta, Melinda chiama la polizia, e nel fuggi fuggi generale non riesce a confessare la violenza subita. Quando pochi giorni dopo le amiche di Melinda scoprono che è stata lei a chiamare la polizia e a rovinare il party, non pensano a chiederle spiegazioni, ma la maltrattano e smettono addirittura di salutarla. Melinda si isola e comincia ad avere difficoltà a parlare sia a scuola che a casa. Fino a che…
Recensione: Melinda Sordino è una giovane ragazza che all’inizio delle scuole superiori, oltre ad iniziare un nuovo ciclo di vita, porta dentro di se un segreto pesante che nessuno conosce. Allontanata dalle amiche del cuore e trattata come un’appestata da quasi tutta la scuola, vive questo nuovo anno nel peggiore dei modi; isolandosi.
Alla fine delle scuole medie partecipò ad una festa e in quell’occasione, venne avvicinata dal ragazzo più bello. Presi dalla situazione sempre più intima, iniziarono a baciarsi ma non sentendosi pronta ad andare in profondità, Melinda cercò di fermare il ragazzo che non la prese bene. Deciso a prendersi ciò che pensava di meritarsi, la obbligò ad un rapporto completo.
Inizia così la sua storia, con parte del mondo contro ma, ignaro delle motivazioni che la spinsero a chiamare la polizzia.
Avevo amato Laurie Halse Anderson con “Wintergirls“, quindi una sera decisi di recuperare tutti gli altri volumi italiani.
“Speak. Le parole non dette” prometteva lo stesso livello di tristezza del primo, dato che si parlava di stupro e dei rapporti sociali. Invece no, non del tutto almeno.
Entrare in sintonia con Melinda è stato estremamente difficile, pur sapendo cosa stesse provando.
Al mondo esistono tantissime pesone che non denunciano lo stupro subito, sono anche conscia del fatto che questo segreto faccia scattare nella testa delle vittime una molla di auto-distruzione però, raccontare una storia come se fosse quasi un diario ed entrare un pò poco nei vari ragionamenti, rende arduo il compito di capire cosa la spinge a fare quello che fa. Lo so, non c’è una vera e propria linea di condotta e non esiste un modo solo per elaborare il dolore, però…
La non strategia che adotta porta altri problemi. Un rendimento scolastico quasi inesistente, perchè tanto non ha più senso ma questo la mette ancora di più sotto i riflettori e aumenta certe inamicizie. Il calo porta anche a dei problemi con la famiglia. Inoltre, l’apatia o il rifiuto di provare a far cose nuove fa sì che l’unica ragazza nuova che sembra volerle essere amica (molto probabilmente solo perchè è nuova e non conosce i fatti accaduti l’anno precedente), ad un certo punto decida di andare altrove perchè nuoce gravemente alla sua immagine.
Insomma, l’unico ad aver a cuore la sua situazione, anche se in modo bizzarro, è l’insegnante di arte. L’unico che sa vedere nel cuore degli studenti e che è assolutamente certo del fatto che la bellezza delle opere sia l’unico rimedio sincero.
Da un lato, ci sono tante cose sbagliate.
Amiche che abbandonano una persona che conoscono da sempre senza nemmeno capire quale fosse il problema. L’accanimento nei suoi confronti. Certi insegnanti troppo autoritari. Genitori poco pazienti.
Però, se penso un pò a come vivevo quell’età, mi rendo conto che non è poi diverso dal mondo di Melinda. Quindi forse, un pò di empatia c’è.