Pagine: 528
Prezzo: € 19.90
Uscita: 10 marzo 2023
Genere: Fantascienza; Distopico
Casa Editrice: Delrai Edizioni
In un futuro lontano, una guerra nucleare ha spazzato via l’antica civiltà. Il mondo, però, si è presto adattato alla nuova Età, cambiando la sua morfologia e trasformando gli esseri viventi. Bombe e potenti armi, andate già perdute, hanno formato crateri, innalzato la terra in montagne, desertificato zone e prosciugato laghi, deviato fiumi e creato boschi a discapito delle zone urbane, ormai abbandonate. A seguito di quegli eventi, hanno iniziato a nascere bambini sempre più malformati, mutati, fino a quando queste alterazioni si sono stabilizzate in tratti tipici, definendo una nuova razza: gli Abarimoni. Diversi dagli Umanidi, discendenti diretti degli uomini, combattono questi ultimi e li schiavizzano, convinti della loro inferiorità nel nome di Salmace, un dio-dea che ha esaltato il nuovo gene come marchio dei prescelti. Ma i tempi cambiano e una minaccia sconosciuta incombe sulle rovine di un’era che vede il suo tramonto; Umanidi e Abarimoni dovranno ben presto fare i conti con la dura realtà che vede entrambe le loro razze in pericolo. Non si è mai al sicuro quando si lotta per la sopravvivenza e la vita umana inizia finalmente ad avere tutt’altro valore.
Recensione: Con i lettori che conosco, sono solita parlare dei libri che qualche volta abbandono ma, raramente li porto su questi schermi.
Parlare di un libro che non ho finito fa sì parte dell’esperienza di lettura, ma è anche vero che per dare una motivazione sensata dovrei spoilerare più o meno tutto. La cosa a me non crea problemi però posso capire che non a tutti piaccia. Quindi evito, dove posso.
Ecco, oggi non posso.
Qualche tempo fa mi è stato proposto di leggere “Cronache delle terre mutate” e dato che le vibes sembravano allettanti, ho accettato.
Certo, stavo entrando in un bel blocco di lettura ma ho voluto crederci.
Faccio una piccola e doverosa premessa, non ho nulla contro Martina Monti, questo è il primo libro che leggo ma sarà probabilmente anche l’ultimo.
Ci troviamo in un mondo post apocalittico, dove la terra che noi conosciamo ha cambiato totalmente veste.
Come in ogni guerra nucleare che si rispetti, dopo aver devastato ogni cosa, costringe i pochi sopravvissuti a doversi rimboccare le maniche senza però aver veramente tempo per piangere chi non c’è più. Le radiazioni hanno cambiato per sempre ogni essere vivente e alcuni bambini nati dopo quel fatto, presentano malformazioni. Qualcuno muore, qualcuno muta fino ad arrivare a creare una nuova variante.
Ora esistono due razze: Umanidi e Abarimoni.
Gli Abarimoni, sentendosi superiori rispetto agli Umanidi, schiavizzano e sterilizzano questi ultimi. I pochi che riescono a fuggire da questo maltrattamento, spesso vengono inseguiti e catturati dai Cacciatori.
Isaac, Cacciatore con una morale, viene ingaggiato dai seguaci di Salmace per trovare un’Umanide che pare uccida gente innocente.
Peccato non sia la verità.
Il vero nemico non è la giovane umana ma la natura stessa degli Abarimonti, solo che non lo sa ancora nessuno.
Percepivo delle vibes di Hunger Games, Divergent e molti altri distopici che ho letto/visto passare negli anni.
Peccato che dopo le iniziali premesse, ci sia un susseguirsi di comportamenti così infantili che avrei voluto lanciare il libro.
Isaac, dopo aver scoperto che la ragazza catturata non è un’assassina, si offre di aiutare i suoi amici a liberarla. Fin qui, tutto bene, nelle sue poche regole c’è il non catturare mai persone che fanno ciò che fanno per disperata necessità ma, la guerriera del gruppo uccide un seguace di Salmace facendo di testa sua. Perché non si sa controllare. Questo è stato il primo campanello.
Una volta tornati tutti al sicuro, la comunità Umanide capisce di doversi mettere in viaggio perché il loro nascondiglio non è più sicuro. Dopo una serie di peripezie e incontri non propriamente positivi, si notano i primi comportamenti infantili.
La compagna della ragazza salvata si lamenta del fatto che lei non riesca a superare il suo trauma, che si deve spicciare perché è stanca. Fatemi capire, questa viene rapita, torturata, pensa di morire o comunque di non rivedere mai più i suoi amici ma si deve far passare tutto dopo tre giorni. Con uno schiocco di dita, sparito tutto, come se non fosse successo nulla. Lo so, non tutti reagiamo allo stesso modo, però, santo cielo!
C’è anche l’uso di certe parole verso i propri compagni di comunità. La guerriera? Lei è all’improvviso diventata una psicopatica. Va bene che non si controlla ma fino a due giorni prima era parte del gruppo e utile per salvare la vita a tutti. Il ragazzo salvato dalle celle che aiutava il medico, anche se non aveva più un braccio e un’occhio? All’improvviso è uno storpio o un bastardo perché ha deciso di farsi impiantare un nuovo arto. L’amico della guerriera che ha sempre avuto una cotta per lei ma che non ha mai avuto il coraggio di esternare? Sottilmente le dà della sgualdrina perché preferisce Isaac e non lui.
All’improvviso, vengono a galla tutta una serie di comportamenti che non hanno molto senso. Posso capire chi si arrabbia per la perdita di una persona cara, il dolore è una brutta bestia ma il resto, no.
Tra l’altro, sembra che abbiano una calamita per i disastri perché da quando si mettono in viaggio, non c’è mai pace. Di per sé non sarebbe un punto negativo, perché il bello di queste storie è anche quello di esasperare alcune situazioni ma ehi, l’attacco dei nuovi Mutanti è veramente troppo. C’è della cattiveria gratuita.
Postilla per i nuovi Mutanti.
Gli Abarimonti, mannaggia a loro, ad un certo punto sviluppano una mutazione che se attiva li porta a diventare delle bestie assetate di morte e impossibili da abbattere. Basta lo scambio di un qualsiasi fluido per essere infettati. Gli Umanidi ne sono immuni ma i meticci? Nel punto dove sono arrivata io, il proprietario della villa che accoglie la comunità in viaggio si premura soltanto di sapere se ci sono degli Abarimonti con loro. Ovviamente proseguendo nella lettura troveremo risposte a questa domanda ma nessuno si pone prima questo quesito? Devo per forza urlare? Cosa siamo, in una versione distopica del Trono di spade?!
Mi dispiace anche un po’ non arrivare alla fine, perché da un certo punto di vista la storia è fatta bene, ha del bel potenziale ma su di me, ha lo stesso effetto di una passeggiata tra le ortiche.