Divergent di Veronica Roth
Insurgent di Veronica Roth
Allegiant di Veronica Roth
Scarabocchio della Trilogia: Se siete dei lettori che non amano gli Spoiler, vi conviene ignorare quello che scriverò sotto e cliccare il link che troverete QUI. Vi porterà sulla mia pagina dove potrete trovare un pensiero soft e privo di dettagli non graditi.
Se però non vi interessa sapere cosa succederà nei libri perché comunque volete leggerlo o se l’avete già letto e volete sapere cosa ne penso, sedetevi comodi e proseguite.
La trilogia di Divergent è diventata famosissima soprattutto dopo l’uscita del film. Ovvio, no? Se c’è una cosa che ho iniziato ad odiare, è leggere un libro che a breve diventerà un caso cinematografico. Per questo motivo, ho aspettato una vita prima di leggerlo.
Non mi sorprendo del fatto che sia una lettura così apprezzata, alla pari per molti, ad Hunger Games.
Nel primo libro, conosciamo una Beatrice un po’ fragile, che si tortura per il fatto che non è altruista come tutti quelli della sua Fazione. Non si sente del tutto a suo agio ma non vorrebbe nemmeno lasciare la sua famiglia. Lo vede quasi come un tradimento, un abbandono.
Alla fine invece cede, e quasi per uno scherzo del destino, diventa Intrepida e da lì, la sua vita cambierà drasticamente. Non solo è andata via dalla sua famiglia come suo fratello ma, le è stato proibito di dire agli altri che è una Divergente. Cosa vuol dire? Sarà affetta da una malattia pericolosa? Questo dubbio la accompagnerà per molto tempo.
Quatto è un ragazzo particolare, bello e misterioso.
Quattro è l’istruttore degli iniziati e seguirà Tris fino al giorno in cui entrerà definitivamente a far parte della nuova Fazione.
Quattro è il secondo a capire che è Divergente. Quattro è colui che la proteggerà in ogni momento. Quattro è il ragazzo che la Amerà per tutta la vita.
Ve lo devo dire.
Su Facebook seguo molte pagine che trattano di svariate saghe e in alcune, principalmente in quelle che parlano di Harry Potter, mi sono spoilerata alla grande la fine della trilogia. Io sapevo che Tris sarebbe morta.
Se chi sta leggendo questa recensione, non ha ancora letto i libri, eccovi serviti. Vi avevo avvisato che avrei parlato a ruota libera.
Sinceramente, mi ha aiutato saperlo. Anche avendo questa informazione, quando ho letto quella parte, era come se non lo sapessi ma mentalmente, mi ha aiutato a non piangere come una fontana impazzita.
Faccio però un passo indietro.
Tris non mi è mai stata particolarmente simpatica.
Non nutro un grande amore per le persone che rischiano la vita come se nulla fosse, come non provo simpatia per chi passa la vita a piangersi addosso anche quando all’esterno sembrano forti. Noi, che leggiamo tutto, sappiamo che è solo una maschera.
C’è da dire però, che alla fine, l’ho apprezzata. Si è dimostrata coerente con se stessa e l’amore che provava per Quattro, è stato così completo che l’ho vissuto fino alle ultime righe. Certo, molto platonico ma forte.
Dico platonico perché ci vuole quasi tutto il primo libro prima che si bacino e tre prima che abbiano un rapporto. Non fraintendetemi, rispetto l’amore casto e non affrettato ma sappiamo anche che per quanto ci sia di mezzo una guerra, dei ragazzi non possono resistere con tanta facilità all’impulso dell’amore. Questa castità stride molto.
Quattro è stato il mio amore per quasi tutto il tempo.
Nei primi due è stato fantastico, passionale, vero… poi è arrivato il terzo e la nostra carissima Roth ha deciso di farlo diventare un bambino scemo.
Le motivazioni che lo spingono a fare certe cose sono quasi ridicole e la sua testardaggine, che fino ad un momento fa era tanto bella, si è magicamente trasformata in una cosa sciocca. Si fa abbindolare dalla prima che gli da corda e per qualche tempo fa il burattino. Non ascolta Tris, che conosce da più tempo e segue quell'altra, solo perchè non gli da contro.
Fortuna vuole che un po’ si riprende in seguito ma non sono più riuscita a guardarlo come prima.
La trilogia secondo me non è male.
Ci sono un sacco di punti che non condivido, come la morte di Jeanine Matthews. Dopo due libri a rincorrerla, muore come un comunissimo personaggio…
Tori dovrebbe ancora spiegarmi perché era andata da Jeanine da sola e come aveva fatto ad arrivarci, passando per la stanza che ti faceva rivivere le paure. Lei non era Divergente, non aveva speranza di passare indenne, eppure me la ritrovo in mezzo come il giovedì.
Non ho ancora ben capito Marcus (il padre di Quattro), che di punto in bianco si fa da parte e affida le sorti di tante vite a Tris. Prima era riluttante e poi, di punto in bianco, trac.
Non capisco in generale tutto il terzo libro. L’idea di far vedere tutto come un esperimento non mi convince fino alla fine. Certo, non posso dire che non sia innovativo e sorprendente ma non l’ho nemmeno trovato accurato. Vediamo sprazzi di vita al di fuori del Dipartimento, dove vivono sopratutto i GD, sappiamo che tra di loro ci sono dei ribelli e che quella parte della popolazione vive male. Sappiamo che vogliono fare qualcosa, eppure non li vediamo partecipare a nulla. Come può invece un gruppo di ragazzini, salvare tutto e tutti in appena pochi giorni?
Anche la morte di Tris… Si poteva evitare. Lo sapete bene anche voi che l’avete letto, il suo sacrificio era totalmente inutile e facilmente evitabile. Caleb aveva la tuta, lei poteva proteggerlo, si sarebbe potuta salvare ma la sua mania di sacrificio, ha causato solo danni emotivi a quasi tutti.
A fine lettura però, ero distrutta.
Non mi vergogno nel dire che mi sarei messa a piangere quando Quattro torna al Dipartimento e lei non c’è. Roth è stata molto brava in questo, ho sentito la disperazione di Lui, come se fosse la mia.
(PS. Ho avuto gli incubi per questa storia, mi sono svegliata già in crisi isterica)
A fine di tutto, sono rimasta sospesa sul giudizio perché le cose buone pesano come le cose che non vanno. Sono giunta però ad una “pace dei sensi” e credo che per quanto ci siano domande a cui non avrò mai risposta, alla fine è stata una lettura carica di emozioni ed è una cosa che apprezzo sempre molto.