Titolo: Il mio primo giorno
Autore: Giacobbe Scurto
Pagine: 96
Prezzo: € 2.99
Trama: "*Tratto da una storia vera* Un uomo e una donna, e poi lui - Nathan. Un padre e una madre in un viaggio che porta con sé tutte le contraddizioni e i paradossi della vita, quella vera. Il protagonista e sua moglie, Emily, stanno per avere un bambino, ma non sempre quei nove mesi sono come te li aspetti. Le circostanze mettono in subbuglio la mente e il cuore dei due genitori, e il protagonista lo racconta dando voce ai suoi pensieri e alle sue emozioni. Quelle di un padre che affronta a nuoto un oceano con onde troppo grandi. Quelle di chi comprende che è solo nuotando, affondando e riemergendo che ti rendi conto che alla fine solo tre cose rimangono: fede, speranza e amore."
Scarabocchio: Fermiamoci un secondo sulla frase "Tratto una storia vera".
Prendiamo questa informazione e prendiamoci un secondo per capire che quello che andremo a leggere è realmente accaduto.
Bene, ora che abbiamo ponderato un momento, finalmente prendiamo piena coscienza del fatto che ogni pensiero formulato sarà solo un giudizio e non un commento fatto solo al fine di aiutare lo scrittore a crescere.
Ecco, detta così, questa mia premessa non sembra molto positiva e da un lato, era questo il mio intento. Come posso recensirvi una storia vera? Non posso.
Vi chiedo quindi perdono se alla fin fine, questo scarabocchio sarà solo un mio giudizio personale sulle scelte prese da questa coppia.
Uomo e donna.
Due anime che di amano e decidono che è giunto il momento di essere qualcosa di più.
Padre e Madre.
Una decisione presa con il cuore e con l'anima ma anche piena di paura perché per noi il futuro è ignoto ma la sfiga ci vede benissimo.
Il mio primo giorno è la storia di due genitori che vivono la gravidanza e la nascita di Nathan. La storia viene narrata da Lui e ci spiega, parola dopo parola, il loro percorso ed i suoi pensieri.
Prima di tutto, voglio dirvi che è stata una lettura interessante, anche se angosciante.
Io sapevo già come sarebbe andata a finire, mi sono auto spoilerata le ultime pagine ma non per questo, mi sono trovata preparata. Ovviamente non posso dirvi il vero motivo dell'angoscia ma diciamo che è una di quelle cose a cui tutti i futuri genitori pensano.
Ho trovato interessante il fatto che tutto questo sia stato raccontato da un'uomo e non da una donna. Per quanto magari sia stato supervisionato da una figura femminile, ho apprezzato molto questa voce maschile.
Ho apprezzato anche l'idea di mettere nero su bianco questo viaggio perché a mio avviso è stato un'atto di coraggio. Mettere su carta una storia realmente successa non ci permette di modificare lo svolgimento dei fatti e quindi, se ci sono delle sofferenze, allora vuol dire che ci sono state veramente ed assumono una sfumatura molto più cupa.
Ho apprezzato anche l'idea di usare capitoli brevi, in modo da alleggerire tutto.
Però, ci sono stati due passaggi che non mi hanno permesso di gustare appieno questa lettura.
Vorrei partire da quel dettaglio che secondo me, lo scrittore poteva tranquillamente tralasciare, senza snaturare di una virgola la storia.
Come più volte detto in queste righe, questa è una storia vera e quindi, ciò che viene detto è realmente successo.
Con questo pensiero, quando sono arrivata ad un punto del libro, sono morta.
Nel senso che ad un certo punto, un capitolo è dedicato al pensiero del piccolo Nathan mentre è ancora dentro la pancia della mamma. Adesso, di per sè non ho nulla in contrario ad un dettaglio del genere ma visto che non parliamo di una storia fantasiosa, io no, non accetto quel capitolo.
Non lo accetto perché per quanto possa essere una cosa infinitamente graziosa, è inverosimile.
Non possiamo sapere quali possano essere i suoi pensieri e inventarli di sana pianta, mi ha quasi infastidito.
Non possiamo sapere quali possano essere i suoi pensieri e inventarli di sana pianta, mi ha quasi infastidito.
Immagino che non dovrei prendermela sul personale ma no, a parere mio era da evitare.
Adesso passo al lato scottante.
Come detto nella premessa, questo commento sarà basato solo sul mio giudizio personale verso una scelta fatta da persone che non conosco.
Tra le varie tematiche toccate dallo scrittore, c'è un passaggio in cui veniamo a conoscenza dei rischi che potrebbe incontrare il piccolo Nathan.
Per farla breve vengono a conoscenza del fatto che potrebbe nascere con una qualsiasi forma di handicap.
Ora, lungi da me dal voler disquisire veramente su questo argomento... ognuno di noi deve sentirsi libero di poter prendere una qualsiasi decisione ma questi futuri genitori, non hanno nemmeno avuto un secondo di esitazione. Dio vuole farlo nascere speciale? E così sia.
Ora, io ve la sto mettendo giù da un lato in modo semplificato e dall'altro come l'ho percepita. Le parole usate non sono ovviamente queste ma secondo me, racchiudono bene il pensiero.
Ecco, vorrei soffermarmi sul fatto che non sembrano minimamente preoccupati dal futuro molto lontano del proprio piccolo perché loro credono in qualcosa di superiore e loro, a prescindere da tutto, non verranno meno alla decisione presa dall'altissimo.
Ecco, io l'ho percepita così ed è stato agghiacciante.
Agghiacciante perchè il rischio di vederlo nascere con una grave malformazione... beh, è tanta. Non è un gioco del 50%. Non è solo questione di avere fortuna.
La decisione indubbiamente spetta a loro, dato che sono i genitori e non voglio assolutamente giudicarli per il fatto che si siano opposti all'aborto.
Io giudico però, il fatto che avrebbero fatto nascere il bambino a qualsiasi costo. Incuranti forse del fatto che se fosse nato con gravi problemi, non gli avrebbero donato una buona vita.
Detto ciò, non posso dirvi che non sia stata una lettura intensa.
Nel bene e nel male mi è piaciuta.