Pagine: 184
Prezzo: € 16.50
Uscita: 09/04/2020
Genere: Distopico; Narrativa
Casa Editrice: Carbonio
In un mondo futuristico in cui si vive per accumulare punteggi, le emozioni vengono misurate da un dispositivo applicato al braccio, le giornate scandite da iper-efficienza, ferree regole comportamentali e una dose prestabilita di esercizio fisico, Riva Karnovsky, campionessa di Highrise Diving, tuffandosi dai grattacieli è riuscita a diventare una celebrità con schiere di fan e contratti milionari.
Eppure, nel suo lussuoso attico al centro della metropoli, un giorno decide di mollare tutto, senza una ragione apparente. Non si allena più,
non parla, scompare dai social assetati di foto e notizie.
Per rimotivarla viene chiamata una giovane e ambiziosa psicologa, Hitomi Yoshida, che dovrà sorvegliarla giorno e notte attraverso telecamere nascoste in ogni angolo della casa. Finché Hitomi si accorge di essere lei stessa una prigioniera
Recensione: Riva Karnovsky, campionessa di Highrise Diving, si è costruita una fama potente grazie al suo cuore saldo; si lacia dai grattaceli, come se danzasse.
La sua vita sembra correre sui binari della perfezione, perchè per quanto sia giove pare abbia tutto. Amore, grandi capacità, un lavoro che ama, la bellezza, la giovinezza… insomma, una vita da favola che però, un giorno decide di troncare.
Smette di allenarsi, smette di lanciarsi, smette di parlare e soprattutto, toglie il tracciatore che tutti, in città, devono portare.
Per far si che torni alla sua vita di sempre viene chiamata in causa una giovane psicologa, Hitomi Yoshida, che avrà il compito di sorvegliarla giorno e notte attraverso telecamere nascoste. Deve scovare una falla nel nuovo comportamento di Riva, far si che tutto torni alla perfezione. A qualsiasi costo.
E quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro.
Hitomi riuscirà a non farsi trascinare da Riva? Il sistema in cui vivono, è veramente perfetto come crede una, o fallato come sente l’altra?
Ho letto questo libro su consiglio di Alice Chimera e grazie alla fiducia della Carbonio.
Il genere Distopico mi affascina sempre molto, lo adoravo ancora prima di sapere cosa fosse. Adesso, che conosco qualcosina in più, lo certo e lo bramo. Quindi ho iniziato questa lettura con delle aspettative alte quanto un grattacielo ma non effettivamente pronta al lancio.
Lo stile di Julia von Lucadou non è pomposo ma più simile ad un contagocce. Fornisce pian piano le informazioni che servono, come se fosse lei stessa una terapeuta e noi i pazienti, bisognosi della sua mano per camminare verso la meta.
La struttura della città, mi ha ricordato un pò quella di 1984 di Orwell, dove tutti sono controllati con la scusa di aver a cuore la salute fisica e mentale della popolazione.
Ma solo di quelli che se lo meritano veramente.
Solo per quelli che lavorano duro per la città.
Solo quelli che sono disposti a perdere parte di se stessi per qualcosa di più grande.
Per tutti gli altri, c’è la Periferia.
Quello che più mi ha colpito, è la presa di cosienza di Riva ed in qualche modo, la disperazione di Aston.
Lei è una Vip, è quel tipo di persona carismatica che può fare tutto e che è amata da tutti. Ha molto potere mediatico, e sembra non provare grande fastidio nel non aver più della privacy ma, immagino che sia normale vivere così, se ci si è nati in un posto del genere. Non sembra insofferente per le regole rigide di controlli a cui è sottoposta, affronta ogni sfida con il sorriso sulle labbra. In pratica ha scritto sulla fronte la parola “VINCENTE”. Quindi, la sua chiusura improvvisa, fa molto rumore.
Perchè deve essere tutto così? Perchè uno non può essere se stesso, con anche i suoi difetti?
Il suo vacillare porta a mettere in luce l’equilibrio precario delle leggi. Cosa spinge una giovane a rischiare tutti i benefici che ha guadagnato? Perchè parte del problema è anche questo. Essere retrocessi nella Periferia vuol dire perdere molti privilegi, è come esser messi nell’angolo della vergonga.
Aston, il fidanzato di Riva, mi ha fatto venire in mente il clichè della “mogliettina” che senza il marito smette di esistere e di aver tutti i benefici (oltre che gli oneri della casa). Se Riva dovesse mollare definitivamente, anche lui perderebbe una serie di cose ed è preoccupato, anche se apparentemente dichiara di esser solo preoccupato per Lei. L’ho letto come un personaggio estremamente egoista, ma in linea con la mentalità media.
La Psicologa è quella che mi ha fatto innervosire più di tutti, dato che è quel tipo di persona che ha assolutamente bisogno di esser sempre la migliore, ma solo perchè così può dare uno schiaffo virtuale o mentale a sua madre, che non credeva in lei. Un dettaglio egoistico in una società che promuove questo modo di fare. Bello, eh?
Questo mondo è crudo, ma attuale. Il bello del Distopico è questo, non conosce il tempo che scorre.
Per quanto possa aver apprezzato una serie di dettagli, per quanto sia una forte sostenitrice della tecnologia e del progresso, prego iddio di non dovermi mai trovare a vivere in un tempo come quello che ho trovato qui, ma forse già siamo lì e ne sono così dentro da non capirlo. Vero?
Immagini le sensazioni che deve provare quella donna: cadere nell’abisso sapendo di potersi risollevare, senza paura di schiantarsi e morire, gustando la vittoria contro la gravità e la consapevolezza di non dover più temere la morte.